Scene da un matrimonio: cosa resta Dopo l'amore?
Scene da un matrimonio (finito): cosa resta <Dopo l'amore>? Litigi, rancori, rimorsi: e accuse, urla, rimpianti. Ma anche le briciole nel letto, il frigo orfano dell'ultimo pezzo di formaggio, le scarpe per le piccole, i soldi che non bastano mai. E una canzone – anche fosse una sola, anche fosse l'ultima – da ballare tutti insieme, in una sequenza magistrale.
E' bello davvero l'ultimo film del belga Joachim Lafosse, ritratto teso, doloroso e onestissimo di una coppia scoppiata, interamente girato all'interno di un appartamento diventato improvvisamente troppo piccolo per contenere un sogno deluso, una speranza sbiadita; un film che si muove e respira tra gli spigoli di non più di cinque stanze, con camera con vista sulla vita vera: per cogliere, con esattezza di sentimenti, tutto il disagio e l'insofferenza di un amore al capolinea.
Dopo 15 anni di matrimonio, Marie e Boris, genitori di due gemelline, divorziano: ma finché il marito non trova un'altra sistemazione sono costretti ad abitare insieme...
In un'escalation di discussioni, la resa, amara, di un sentimento smarrito: affrontati con grande naturalezza sgambetti e ritorsioni del quotidiano, Lafosse osserva da vicino <l'économie du couple> (come recita, nella sua doppia valenza materiale e morale, il titolo originale, ben più adatto di quello italiano) senza mettere sulla bilancia colpe o sbagli, ma piuttosto chiedendosi come è possibile (<eppure lo ha amato>, confessa Marie...) ridursi così, fare due figlie, amarsi e poi un giorno non riuscire nemmeno a guardarsi in faccia. Un'analisi lucida ma emotivamente coinvolgente a cui danno corpo e forza due interpreti in stato di grazia come Bérénice Bejo e il regista Cédric Kahn, uno che ha qualcosa da dire non solo dietro la macchina da presa.