Longlegs, inquietudine contagiosa: un film satanico e disturbante
Esce non a caso per Halloween, dopo un veloce passaggio alla Festa del Cinema di Roma e sull'onda di lusinghiere recensioni a stelle e strisce (e ottimi incassi nell'estate americana), l'inquietante e livido thriller/horror «Longlegs», prodotto e interpretato da Nicolas Cage, qui spaventosamente truccato come una sorta di Marilyn Manson invecchiato male.
Disturbante sin dal prologo in 4/3 da b-movie, il film della maturità dello specialista Osgood Perkins («February: l'innocenza del male», «Gretel e Hansel») privilegia gli spazi vuoti e acuisce il disagio con silenzi spessi, fatti poi a pezzi da un lavoro sinistro sul sonoro, ambientando negli anni '90 la caccia a un serial killer che stermina (o fa in modo che si sterminino da sole...) intere famiglie, sfidando la polizia con messaggi cifrati.
A indagare è una giovane agente (Maika Monroe lanciata da «It Follows») che scoprirà ben presto che potrebbe avere già avuto a che fare in passato con quell'uomo...
Teso, satanico e a tratti terrorizzante, «Longlegs» guarda a film come «Zodiac» e «Il silenzio degli innocenti» contaminando però il poliziesco col rituale e il soprannaturale: il thriller abbatte così la parete dell'improbabile e assume chiare (e realmente terrificanti) venature horror.
Nulla di particolarmente inedito, ma l'inquietudine che trasmette è a tratti contagiosa, epidemica, fastidiosa. E non basta un bicchiere d'acqua fresca per scrollarsela di dosso in fretta.