Tolo Tolo, Zalone sale sulla barca degli ultimi
Viva l’Italia: quella che canta De Gregori. Ma anche quell’altra, dei sushi bar fighetti e delle creme all’acido ialuronico contro le occhiaie, dei resort di lusso e delle tasse da pagare, dei cellulari sempre accesi e delle frasi fatte. Che è un attimo che ti distrai e ci scappi un attacco di fascismo. Che quello, fatevene una ragione, ce “l’abbiamo tutti dentro”: e mica basta il Gentalyn per farlo passare...
E bravo Checco: che nel solco profondo del politicamente scorretto porta una ventata di buon senso. E tra citazioni di Pasolini e numeri alla Mary Poppins manda in cortocircuito i luoghi comuni della percezione dell’”altro”; perché se certamente non siamo tutti nella stessa barca lui stavolta sceglie di salire sulla più scomoda: quella degli ultimi.
Successo stra-annunciato (poco meno di due milioni di spettatori in due giorni: praticamente quanto fatto da Ficarra e Picone in tre settimane...) , contestato (e incompreso) sin dal trailer, meno divertente ma più ambizioso di “Quo vado”, con “Tolo Tolo” Zalone alza il tiro affrontando alla sua maniera (ma con maggiore maturità, sacrificando a volte al “significato” il gusto della battuta fine a se stessa) il tema caldissimo (e ben più dibattuto del posto fisso) della migrazione, mettendo il dito nella piaga, scardinando o al contrario esaltando fino al paradosso i capisaldi su cui poggia lo scontro razziale e l’insofferenza nei confronti degli stranieri. Primi ministri incompetenti e arroganti arrivati dal nulla, vanitosi testimonial di onlus che nel momento del bisogno ti lasciano nei guai, grotteschi festival delle contaminazioni dove gli africani ballano la pizzica: salutato il fedele Nunziante, compagno di tante avventure, Zalone si prende la regia (e la responsabilità) sulle spalle e ingaggia Paolo Virzì per dare più corpo a un copione che mira alla satira sociale e di costume.
Ne esce una commedia politica dove il Checco nazionale, lasciato un discreto buco in patria, scappa in Africa: da dove, causa le scorrerie dell’Isis, sarà costretto ad attraversare il deserto e a compiere una vera e propria odissea per tornare, controvoglia, nel suo Paese... Se il riferimento principale (almeno per l’atmosfera) è “Riusciranno i nostri eroi...” di Scola, il film, che arruola numerose guest star (da Enrico Mentana a un autoironico Nichi Vendola), pure eccedendo in momenti surreali resta lucido nella sua ironia. La stessa con cui racconta la parabola di un’umanità (e di un’Europa) difettosa che si spartisce i migranti a chili attraverso la lotteria...