Ma cosa ci dice il cervello: Cortellesi, una 007 anti arroganti
007? Ha una figlia che non vede quasi mai, una madre che si veste come una degli Abba e l'ex bello della classe che ha preso 100 chili. Ma lotta insieme a noi. Nell'Italia dove <tutti sanno tutto>, malpaese cattivo e irriconoscente in cui i pazienti si sostituiscono ai dottori e i genitori entrano in campo per picchiare l'allenatore dei figli, Paola Cortellesi (complice il marito Riccardo Milani, che la dirige per la sesta volta) si ribella allo status quo per mettere in scena la vendetta della civiltà. Che un po' di educazione, di rispetto, di buon senso – sappiatelo - non ha mica mai ucciso nessuno.
A meno di un anno e mezzo dal grande successo di <Come un gatto in tangenziale>, Milani e Cortellesi portano sullo schermo un'altra commedia sociale che (in tutto o in parte)prova a rappresentarci, raccontando – in una Roma rassegnata e assuefatta a tutto (alle buche, ai rifiuti, alle macchine in doppia fila...) - la doppia vita di una Nikita al tempo dei cafoni: paladina borghese e perbene dell'italiano onesto, vessato da un'umanità incapace di stare al suo posto, ignorante sempre, ma pure cialtrona e arrogante, che alla cortesia risponde solo con la violenza.
E' il (brutto) mondo dove si muove Giovanna, in apparenza grigia funzionaria del ministero, in realtà agente segreto specializzata in complotti internazionali. D'abitudine salva il mondo, ma stavolta ha una missione anche più difficile: <farla pagare> a chi (a vario titolo) ha maltrattato i suoi ex compagni di scuola...
Ipocondriache ultra tatuate, studenti che menano i prof mentre i compagni riprendono tutto col cellulare, malati di riccanza che schifano le regole: se è buona l'idea di difendere a spada tratta, senza rinunciare all'ironia e al paradosso, la normalità dell'etica, se, di più, piace l'approccio anti populista, <Ma cosa ci dice il cervello> funziona però molto meno quando con intento parodistico ma non troppo scimmiotta l'action made in Usa. E qui, dove la Cortellesi salta dai tetti e corre in auto, che la mission si rivela impossible: si gioca, d'accordo, ma dilungandosi troppo, tra il turistico e il farsesco. A rischio dell'autenticità del sentimento.