The Apprentice, il patto col diavolo del giovane Trump
Regola numero 1: «Attaccare, attaccare, attaccare». Regola numero 2: «Negare tutto». Regola numero 3: «Non ammettere mai la sconfitta». Prendete nota: perché è un attimo che partite nessuno e vi ritrovate (ex: ma per quanto?) presidente degli Stati Uniti...
Ritratto (senza sconti) del tycoon da giovane: l'apprendista stregone goffo e piacione incapace di reggere l'alcol, ma in grado di stuprare la moglie. Prima, molto prima, di provare a fottere anche il suo Paese.
Ha provato a boicottarlo in tutti i modi (e forse in parte è riuscito nell'intento) Donald Trump «The Apprentice», il film dell'iraniano (naturalizzato danese) Ali Abbasi che racconta l'origine della sua fortuna: figlia non tanto un colpo di genio, ma di un patto col diavolo. Quello con l'avvocato Roy Cohn, «cattivo maestro» di spudorato cinismo, avvocato potentissimo e temuto, specialista in ricatti e corruzione, che diventa il mentore di quel ragazzone ambizioso della Big Apple degli anni '70, tra febbre del sabato sera e speculazioni edilizie, taxi gialli e affari sporchi. Mentre già qualcuno vaneggiava di «America first» e i nuovi potenti dividevano le persone in due tipi: «I killer e i perdenti».
Ne viene fuori una fotografia impietosa che coglie l'evoluzione del giovane Trump, allievo capace di superare il maestro, prima solo sfrontato poi decisamente crudele: un uomo innamorato del successo e di se stesso, privo di scrupoli, spudorato, irriconoscente. Niente forse che non si sapesse già (ma gli aspetti più privati, come la morte del fratello, macchiano in maniera ancora più sinistra la coscienza dell'ex presidente), eppure, anche se tradizionale e stilisticamente non particolarmente sotile, «The Apprentice» (che ruba efficacemente il titolo dal talent televisivo condotto da Trump dal 2004 al 2017), interpretato benissimo da Sebastian Stan e (soprattutto) dal Jeremy Strong di «Succession», è un film rivelatore dell'avidità e del cannibalismo di un capitalismo malato e spietato, che mangia fino a scoppiare per poi dovere pagare per farsi tagliare (e ridurre) la pancia. Una storia (a)morale quella di Abbasi (già autore di «Border» e «Holy Spider») che certifica l'ascesa irresistibile di un uomo che ce l'ha fatta: tradendo chiunque avesse intorno. Elettori compresi.