Il mistero della casa del tempo: dolcetto o filmetto?
Dolcetto o filmetto? Harry Potter incontra la casa stregata: ma l'incantesimo stavolta riesce solo a metà. A Halloween la magia è anche buona: noi, invece, no... Pure se – nessuno lo nega - la professionalità qui è alta, il mestiere abbonda e l'inventario di pomi di ottone e manici di scopa è sicuramente completo. Ma <Il mistero della casa del tempo>, family movie più nelle corde dei ragazzini che dei loro genitori, brilla maggiormente per l'irrefrenabile vitalità della sinistra villa del titolo (tra poltrone che ti seguono come cagnolini e libri che ti aggrediscono come gli uccelli di Hitchcock...) che non per la qualità e complessità dell'intreccio, impegnato a declinare per l'ennesima volta l'eterna (pure troppo) lotta tra bene e male.
Tratto da un libro per ragazzi (<La pendola magica>) e ricco di giocosi effetti (e affetti) speciali, il film ambienta l'azione in un immaginario 1955, quando il piccolo Lewis, rimasto orfano, va a vivere dallo zio, uno stravagante mago... Romanzo di formazione, elaborazione del lutto, elogio della diversità: efficace nelle parti più ironiche (divertenti i bisticci tra Joe Black e Cate Blanchett), <Il mistero della casa del tempo> appare meno sicuro di sé quando bisogna fare sul serio, nonostante a dirigerlo, alla sua prima incursione nel fantasy per tutti, sia il cruento alfiere del neo-horror (ultimamente un po' a corto di ispirazione) Eli Roth. Che, al di là di un bel gusto d'antan, qui morde con denti da latte.