Recensione, Festival, 2019 Filiberto Molossi Recensione, Festival, 2019 Filiberto Molossi

Dolor y gloria: Pedro, tutto su se stesso

“Il bravo attore non è quello che piange, ma quello che lotta per trattenere le lacrime”. Vale anche per i registi: sicuramente per Pedro Almodovar che nel suo commosso autoritratto, in questo personalissimo e universale film-bilancio, tra rimpianti, ricordi e incontri, di lacrime ne trattiene parecchie. E mentre Mina canta sull’amaca, con “Dolor y gloria” gira un film emozionante, sincero e libero, un’”autofiction”, come la chiamerebbe sua madre, dove non è detto che tutto sia vero e verificabile, ma di certo è reale il sentimento, la tenerezza, il (primo) desiderio.

La malattia, la depressione, la mancanza di ispirazione, l’ombra della morte, le reminiscenze: nella storia di un regista (Banderas, proiezione evidente dello stesso Almodovar) che fa i conti con sè e con il suo passato, ritrovando amici perduti e oggetti che credeva per sempre smarriti, “Dolor y gloria” (uscito ieri al D’Azeglio) è un film sul tempo, sull’amore che “smuove le montagne, ma non basta a salvare le persone che ami”, su rimorsi che rendono più tenui persino gli abituali colori pop (verde e rosso, quelli dominanti) cari al regista. Che qui, circondato dagli interpreti più fidati (non solo il feticcio e alter ego Banderas , migliore attore del Festival di Cannes, ma anche Penelope Cruz, nel ruolo di sua madre da giovane) è più volutamente controllato, gira con grande delicatezza, trova soluzioni (dalle animazioni al monologo teatrale) suggestive. Ma forse, sono solo i nostri occhi “che sono cambiati: il film è sempre lo stesso”.

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Festival di Cannes: il pagellone

Tra pochissimo sapremo chi ha vinto la Palma d’oro del 72° Festival di Cannes. nel frattempo, se non vi spiace, diamo i numeri: anzi, i voti.

THE DEAD DON’T DIE  6+ 

L’apocalisse pop di Jim Jarmusch, che osserva con disincantata rassegnazione un disastro (il nostro) che le autorità continuano a negare. Zombie da ridere, ma una vena di amarezza; siamo schiavi della società dei consumi anche da (non) morti: si salva solo chi rifiuta questo (brutto) mondo.

LES MISERABLES  7+

Una delle belle sorprese di questa edizione: da un regista autodidatta, un polar sociale girato negli stessi luoghi dove Victor Hugo ambientò il suo capolavoro. Un giorno e mezzo nella vita di tre sbirri: Parigi brucia (ancora). 

SORRY WE MISSED YOU 7 

Il lavoro logora anche chi ce l’ha: da Ken il rosso un altro film necessario. Che alza le barricate contro il precariato fai da te, denunciando una società del lavoro che manda in crisi e in pezzi la famiglia. Alla fine ha ragione lui, Loach: “Se non li faccio io questi film chi li fa?”.

CHAMBRE 2126,5

La notte più lunga di una coppia che scoppia: al bar Rosebud sfilano i fantasmi del passato. Vecchi amori, donne che forse sarebbe stato meglio non lasciare, persino l’impersonificazione della volontà vestito come Aznavour. Teatrale, ma divertente: bravissima Chiara Mastroianni. 

DOLOR Y GLORIA 8

Tutto su se stesso: Almodovar si racconta, tra amori e amici che si credevano perduti e oggetti, per anni,  smarriti​. Un autoritratto del cineasta  da vivo toccante e commovente. “Il bravo attore non è quello che piange, ma quello che trattiene le lacrime”. Vale anche per i registi.

LE LAC AUX OIES SAUVAGES ​7+

Elegante e maledetto, battuto dalla pioggia, un film che ha una sua decadenza, qualcosa di finito, nel reinventare stilisticamente, con alcune soluzioni formali di grande bellezza, il noir​. Bel personaggio femminile, regia tecnicamente di un altro pianeta.

POTRAIT DE LA JEUNE FILLE EN FEU​ 7,5

Un film dove a contare sono gli sguardi rubati, l’indugiare sui volti, le domande che - come i desideri - restano sospese: l’amore impossibile che vive solo nel ritratto. E nel ricordo.​ La Sciamma porta nel ‘700 la modernità di quesiti e sentimenti senza tempo. Con due ottime attrici.

LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA 7​-

Dal romanzo di Buzzati per l’infanzia, un film che ha dietro un lavoro lungo e prezioso: animazione alta e raffinata per un film visivamente affascinante che può fare breccia anche nel cuore dei più​ piccoli. In bocca al lupo, anzi all’orso.

A HIDDEN LIFE 8

Un bellissimo film sul valore della disubbidienza: Malick, tornato a una dimensione più narrativa, ma senza rinunciare al suo modo sinfonico di girare, dipinge il ritratto di un uomo che andò consapevolmente incontro alla morte per non dovere uccidere nessuno.​

LE JEUNE AHMED 6-

Bella l’idea di partenza, col ragazzino radicalizzato che cerca di uccidere l’insegnante “apostata”​: ma nel Belgio dove hanno trovato casa e terreno fertile molti dei terroristi che hanno dichiarato guerra all’Europa, i Dardenne faticano a ritrovare profondità e tocco di un tempo.

ONCE UPON A TIME...IN HOLLYWOOD 7,5

E’ vero, sembra un film che non parte mai: ma la giostra, rutilante e coloratissima, di Tarantino resuscita anche i morti, cinema compreso. E’ questa l’idea, romantica e ingenua, che conquista: cambiare, insieme al cinema, anche il corso della Storia.​

ROCKETMAN 7-

Inizia come una confessione e prosegue come un musical: non è efficace come “Bohemian”, ma l’idea di impostare il racconto di una vita come una lunga seduta diterapia di gruppo​ è vincente. A chi ama Elton John ha molto per piacere.

PARASITE 8

Quanto puzza la povertà? La lotta di classe ​sale i gradini del red carpet con un film prima molto divertente, poi sanguinario infine amarissimo. Nella Corea dove il capitalismo può diventare un film dell’orrore, una prova di cinema ingegnosa e sorprendente.

MATTHIAS ET MAXIME 5,5

Reduce da un flop che ha del clamoroso e che lo ha messo psicologicamente al tappeto, Dolan, per paura di bruciarsi a soli 30 anni, riparte da un film piccolo, a tratti anche toccante. Ma le cose che sembravano fichissime nei primi film qui lo sembrano molto meno.​

IL TRADITORE ​7,5

Nel ritratto del boss che a differenza di Riina preferiva fottere che comandare​, Bellocchio traccia un potente spaccato della storia recente italiana, affrontando a viso aperto anche la sua (magnifica?) ossessione: la famiglia, privata e mafiosa. Cosa Nostra come un melodramma: grande Favino.

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