Est: tre amici e l'avventura di essere giovani
“Quanto pagheresti per un ricordo? E per un sogno? E per una speranza?”. In viaggio verso «Est» a bordo di una Renault familiare amaranto targata Forlì, tra Dylan Dog, i wurstel in valigia e l'atlante turistico alla mano: che hai voglia di farne di chilometri prima che qualcuno inventi il navigatore. Trent'anni con la zonta, prima che venisse giù il Muro e cambiasse (quasi) tutto: l'avventura di essere giovani, che ben che ti vada ti capita solo una volta nella vita. Nell'epoca in cui era ancora permesso essere ingenui, in quell'89 in cui la guerra fredda si sbriciolava sotto i colpi del piccone, un road movie che parte scanzonato e goliardico (alla «Marrakech express», non a caso uscito nello stesso anno in cui il film è ambientato) e si fa via via più consapevole: la storia vera di tre amici (uno dei quali il film l'ha pure prodotto) in fuga dal prendi due e paghi uno dell'aria serena dell'Ovest, in viaggio da Cesena verso Budapest «perché sta finendo tutto e noi ce lo stiamo perdendo». Ma una volta in Ungheria incontrano un uomo che è fuggito dalla Romania di Ceausescu e che chiede loro di consegnare una valigia alla sua famiglia a Bucarest... Girato volutamente in stile retrò, con una grana d'epoca desaturata che si fonde al materiale di repertorio (tra cui alcuni video realizzati dai veri protagonisti), l'opera seconda di Antonio Pisu (36enne figlio di Raffaele) scandisce il romanzo di formazione sulle note di «Voglio vederti danzare» e «Felicità», lasciando la porta aperta, dopo il divertimento iniziale, alla nota agrodolce, alla malinconia di una conoscenza (quella con un popolo schiacciato dalla dittatura del duce rosso) che arricchisce e costringe a crescere. Nonostante lo schematismo di alcuni dialoghi e una struttura narrativa non inedita, «Est» sa però toccare le corde della nostra gioventù inconsapevole, dimostrandosi complice dei ragazzi di allora e di quelli di adesso: merito anche di un cast affiatato dove a volti nuovi viene affiancata la faccia da simpatico frontman di Lodo Guenzi, il cantante de Lo Stato sociale, uno che fa l'attore da una vita (a teatro) ma per strada lo fermano per la vecchia che balla.