2025, Classifiche Filiberto Molossi 2025, Classifiche Filiberto Molossi

I film più belli del 2024: la mia top ten

Con grande ritardo, ma pur sempre presente: ecco la mia top ten dei migliori film del 2024

  1. La zona d’interesse

    Un film che è un rumore, un suono. Instancabile, disturbante. Come un tarlo che divora la coscienza. I vicini di casa dell’orrore: un’idea potentissima, realizzata con audacia da un regista di culto prima ancora di esserlo per davvero.

  2. Povere creature!

    L’emancipazione della donna? E’ un film dell’orrore. Un film immaginifico e geniale sulla scoperta di sé (e del mondo), un bizzarro e grottesco viaggio iniziatico ai confini del libero arbitrio. E chi non vorrebbe ballare con Emma Stone?

  3. Perfect days

    L’amico ritrovato: sul podio perché Wenders credevamo di averlo perduto. E perché in anni di dittatura tecnologica e avido carrierismo, l’eroe analogico, empatico e ripetitivo della moderna Tokyo è una lezione di saggezza.

  4. Green border

    Alla frontiera dell'umanità, sul confine esausto che separa il male dal male, una regista di 74 anni recita il de profundis della società civile. Ma senza darla per persa: cercando anzi, nonostante tutto, bagliori di partecipazione.

  5. Flow

    Il miglior film d’animazione dell’anno mette l’uomo fuori dall’inquadratura e lascia che gli animali (era ora) facciano gli animali: per spiegare senza una parola anche ai bipedi spettatori che siamo tutti sulla stessa barca. E sarà meglio darsi una mano.

  6. Past lives

    Un film languido, ma in modo tenero, suadente, «intrecciato»: l’opera prima di una spatriata che dà un nome (e una forma) a quell’eterno riconoscersi che non sempre vuol dire raggiungersi. E a volte significa solo rimpiangersi.

  7. Alle we imagine as light

    Un film ipnotico e universale: un punto di vista femminile sull’India degli amori impossibili e dei matrimoni combinati. ma più di tutto uno sguardo tenero sulla solitudine contemporanea. Grand Prix a Cannes, dove avrebbe meritato di vincere.

  8. La stanza accanto

    La morte di una donna e quella del mondo: ma anche la paura - umana troppo umana - di ritrovarsi da soli quando verrà il momento. Intimo, toccante, elegantissimo: più dolor che gloria in questa strenua difesa del libero arbitrio.

  9. L’innocenza

    Sottovalutato e buttato via, è un vero e proprio gioiello da recuperare: nell’immenso inganno delle apparenze, Kore-eda smonta uno a uno i nostri pregiudizi con un film-matrioska raccontato attraverso tre punti di vista differenti.

  10. Parthenope e Vermiglio

    L’antitesi, è vero. Però, in modo opposto, ci hanno legato, inseguito, interrogato: e ci hanno costretto a parlare - tanto - di loro. Le tecniche di seduzione di Sorrentino, il rigore alla Olmi della Delprato. Come di fa a non volere bene a entrambi?

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Recensione, Festival, 2024 Filiberto Molossi Recensione, Festival, 2024 Filiberto Molossi

Flow, quell'arca senza Noè è un capolavoro d'animazione

Alla fine avevano ragione i Nomadi: noi non ci saremo. Ed è meglio così, almeno in questo caso. Perché ci sono loro: gli animali. Che vivaddio finalmente anche in un film d'animazione fanno la cosa che gli riesce meglio: fanno gli animali. Non cantano, non ballano, non recitano le tabelline: sono «semplicemente» se stessi. Con esiti spesso, anche emotivamente, straordinari. Sembra la scoperta dell'acqua calda: e invece è la piccola rivoluzione di un ragazzo prodigio, il lettone Gints Zilbalodis, regista autodidatta del più bel film d'animazione dell'anno: «Flow». Che con disegno morbido e parole nessuna ci fa scivolare dentro a un'avventurosa favola sulla convivenza civile, sulla necessità di mettere da parte inutili e dannosi individualismi e di fare gruppo: perché se non l'avete ancora capito siamo tutti sulla stessa barca. E sarà meglio darsi una mano.

In un mondo sorpreso da una terribile inondazione, dove le acque invadono, e affogano, il creato, un gatto cerca di mettersi rocambolescamente in salvo salendo su un'imbarcazione: gli faranno compagnia, nel tentativo di sfuggire alla furia degli elementi, un labrador, un lumure, un capibara e una gru...

Recitato il requiem per l'antropocene e messo l'uomo (che si manifesta solo grazie alle sue opere, ai simulacri architettonici che l'acqua rende ricordo) fuori dall'inquadratura, «Flow» riflette in modo originale e innovativo sul cambiamento climatico, senza perdersi però nella retorica della denuncia, ma permettendo allo spettatore di partecipare empaticamente a quel viaggio fino alla fine del mondo: dove su un'arca di Noè senza Noè, alcuni animali soli, incolpevoli ed emarginati si fanno - guidati dal solo istinto di sopravvivenza - gruppo, squadra, «famiglia».

Tenero, affascinante, enormemente suggestivo, «Flow» (premiato come miglior film ad Annecy e candidato agli Efa, gli Oscar europei) è costellato di momenti immaginifici di grande resa non solo spettacolare, esaltati da un commento musicale molto aderente e adeguato e da un lavoro certosino sul sonoro.

Nelle terre emerse dell'aiuto reciproco, in una civiltà rimasta senza timone in cui il destino non può che essere comune, il 30enne Zilbalodis, vinta la scommessa di un'animazione felicemente (ed efficacemente) non antropomorfa, riflette in modo non scontato sul senso stesso di collettività: là dove solidarietà e condivisione sono sempre di più sentimenti non umani.

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