<La cosa assurda è che il lato oscuro, la forza, i Jedi sono reali...: è vero, è tutto vero>.
Che il mito sia con voi: a quasi 40 anni dal film che cambiò il cinema, Hollywood sente il richiamo della luce. E' il tempo delle scelte: non si può scappare davanti al proprio destino, non si può più – non ora, non stavolta - rimanere neutrali. Ma perché tutto possa finire, tutto deve, inevitabilmente, ricominciare.
E' un'impresa monumentale, non tanto nella realizzazione (già di per sé ardua, complessa e costosissima: 200 milioni di dollari, per servirvi) ma quanto nella temerarietà della sfida, risvegliare la forza: c'è voluto l'inventore di <Lost>, J.J.Abrams, uno che ha giocato anche a reinventare <Star Trek>, per tentare la missione impossibile di mettere mano (per concluderla e insieme rilanciarla in una pioggia di spin off) alla saga più iconica, venerata e amata di sempre. Un evento mondiale, il nuovo <Star Wars>: e come potrebbe essere altrimenti? Roba che Spielberg (fan della prima ora) lo ha già visto 3 volte (e gli è piaciuto parecchio) e c'è chi, per giorni in coda, in attesa che aprisse la sala, si è pure sposato sul posto...
Ma fuori dalle chiacchiere, dal merchandising, dalle ossessionanti proiezioni degli incassi, il settimo episodio di una serie vista solo in Italia da oltre 16 milioni di persone, è soprattutto un film ponte tra il passato (l'originale del '77) e il futuro (la saga che sarà), una sorta di avvincente passaggio del testimone tra chi ha cominciato tutto e chi invece è chiamato a finirlo. Recuperato il gusto, anche estetico (con una scelta vintage che limita all'essenziale le prodezze digitali), dei primi <Guerre stellari>, Abrams (che non a caso ha girato in pellicola) lascia che il suo film oscilli tra il remake e il reebot riportando la favola spaziale (che qui, più che mai, è atto di fede) nei confini di uno schermo che non sembra abbastanza grande per contenerla.
Spettacolare, divertente, vertiginoso, <Star Wars> infiamma ancora la Galassia: nel momento del pericolo, vecchi eroi – come Han Solo (un Harrison Ford in grande forma) – e nuovi paladini del Bene (la mercante di rottami Rey – la grande rivelazione Daisy Ridley -, un personaggio che da sola fa il film, dimostrando che la forza, oggi, è donna...) accorrano in aiuto della principessa Leia (Carrie Fisher, la nonna di se stessa). Riaccesi i motori della space opera, Abrams legge nel deserto (a volte anche morale) di un mondo orfano e oppresso l'ansia contemporanea di uno scontro inevitabile, là dove oltre le spade laser balenano sotto la neve anche i dubbi e i tormenti di eroine e malvagi troppo soli che sanno che c'è un tempo per combattere e uno per morire. Il mix di avventura, ironia, azione e nostalgia è spesso irresistibile, ma va detto che a volte si avverte un'incrinatura, un tremito, nella forza: nel personaggio del cattivo di turno, ad esempio, debole perché poco scritto (ma anche Adam Driver, ben più convincente in <Hungry hearts> di Costanzo, ci mette del suo), in una certa fretta controproducente nello svelare colpi di scena potenti, in alcuni dettagli (ma perché un disertore peraltro non molto avvezzo ai combattimenti sa usare una spada laser?) che forse non sono tali. Resta il merito però di essere ripartiti e non con una marcia bassa: la saga è sveglia e lotta insieme a noi.