Recensione, Festival, 2018 Filiberto Molossi Recensione, Festival, 2018 Filiberto Molossi

Meglio Solo che male accompagnato: ma l’impero non colpisce più

Affidereste a Richie Cunningham il destino della vostra saga preferita? D'accordo, meglio Solo  che male accompagnato,  ma in questa galassia di proposte (e produzioni) stellari a getto continuo, nel caotico rewind di una mitologia che cerca di rinnovarsi voltandosi indietro, stavolta era lecito aspettarsi di più: lo meritava il personaggio, lo meritava il pubblico. L'impero però non colpisce più: e lo spin off di Ron Howard su Han Solo, l'eroe romantico e insubordinato (che diede fama e fortuna a Harrison Ford) di <Star Wars>, pure se spettacolare e divertente, si ferma alla superficie, alla curiosità, ma manca quasi totalmente di drammaturgia. Anche se i fan avranno la loro bella soddisfazione: scopriranno infatti l'origine del cognome del protagonista, ma anche come ha conosciuto il mitico Chewbecca... Insomma, gli ingredienti ci sono: è che il solito, avventuroso,  mix di azione e ironia lascia un po' il tempo che trova. Rivisitata la saga con spirito old fashion e attenzione ai generi classici (l'attacco al treno e il finale richiamano il western, la missione invece l'heist movie), Howard si destreggia tra sparatorie, salti nel vuoto e combattimenti corpo a corpo; per dirla con un francesismo si cazzeggia molto: e i dolori del giovane Han restano in secondo piano. Sciapo, poco carismatico nella costruzione, <Solo>, si gioca comunque la carta della simpatia: per fare fuoco e fiamme al botteghino sarà certamente sufficiente.

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Le 7 ragioni perché non si può perdere Blade Runner 2049

1) Perché è il sequel di un film di un culto, che ha segnato un'intera generazione. E, in molti casi, anche quelle successive. Perché abbiamo aspettato 35 anni: e non l'abbiamo fatto invano.

2) Perché è ambientato nel 2049, ma parla di noi e dell'oggi: dello scontro tra generi e razze, dell'anima, della ricerca di sè, dell'umanità (persa o ritrovata). Di un mondo virtuale sempre più reale.

3) Perché lo ha girato un grande regista, Denis Villeneuve, che non è il primo che passava per strada: ma l'autore di un film enorme come <La donna che canta> e di altri film bellissimi come <Arrival>, <Sicario>, <Prisoners>.

4) Perché c'è Harrison Ford, invecchiato ma mai domo, nel ruolo che ha amato più di tutti: e tiene testa a una delle grandi star di adesso, Ryan Gosling, fisico da photoshop, che fino all'altro giorno ballava in <La La Land>.

5) Perché c'è anche Ana de Armas, bellissima 29enne cubana, la vera sorpresa del film: una che quando hanno girato il primo <Blade runner> non era ancora nata. Ma di cui adesso potresti innamorarti anche se è solo un ologramma.

6) Perché ci sono Elvis, Sinatra e la neve, a Los Angeles. Perché c'è la nostalgia di qualcosa che non si è vissuto. E perché noi ricordiamo con i sentimenti.

7) Perché non abbiamo mai davvero smesso di chiederci cosa sono quelle cose che noi umani non potremmo nemmeno immaginare.

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Nato non creato, furioso come il tuono: è ancora tempo di Blade Runner

E' un occhio che si apre a un mondo che (non) c'è: un mondo orfano alla ricerca di un padre, di un'anima o almeno - ora come allora -, di un senso. E' un fiore nella nebbia, un dubbio improvviso e imprevisto nel mare morto della certezza: l'interferenza che agita un'immagine che arriva da lontano. Furioso come il tuono, nato non creato, <Blade Runner 2049>: aggrappato alla vita e alla forza dei ricordi, nella scoperta – filosofica prima che cinematografica (chi sono io? Non è forse questa la grande domanda?) - di sé. Nel mistero di una nascita che si porta addosso (come ogni nascita) lo sgomento, la paura: quella di perdere qualcosa che ancora non sai cos'è.

Atteso con terrore dai molti che ritenevano blasfemo il solo immaginare un sequel del cult movie di Ridley Scott, il nuovo <Blade Runner> diretto dal cinquantenne Denis Villeneuve (è il grande regista di <Arrival>, ma anche di <Sicario> e de <La donna che canta>) è invece un film ipnotico e affascinante, visionario e messianico, in cui ritrovare, oltre allo stesso mood dell'originale, frammenti e bagliori dell'oggi, dallo scontro tra generi e razze, a quello tra padroni e schiavi, là dove gli angeli di un dio cieco sognano ancora di assaltare l'Eden.

Trent'anni dopo le vicende del primo film (anche se in realtà da quello ne sono passati 35), nella Los Angeles del 2049 c'è ancora chi dà la caccia ai replicanti, androidi prodotti dalla più sofisticata ingegneria genetica: come l'agente K (ogni riferimento a Kafka non è puramente casuale) che, sotto la pioggia perenne di una città morente, prova a risolvere un caso che potrebbe avere conseguenze devastanti. Per farlo avrà però bisogno di ritrovare Deckard, l'ex poliziotto protagonista della pellicola dell'82...

Potente nella ricerca, ossessiva, di barlumi di umanità (quella che abbiamo perso), meraviglioso agli occhi (con quell'uso sinfonico, <musicale>, della fotografia, con i colori neon, gli ocra e i rossi saturi ispirati a una tempesta di sabbia, frutto del lavoro <monstre> del grande Roger Deakins), il film di Villeneuve (forte di un super cast dove non brillano solo Ryan Gosling e Harrison Ford) sparge ovunque rimandi continui al <Blade Runner> originale, ma senza copiarlo, piuttosto trasformandosi in un riflesso (perduto chissà dove nel tempo) di quello, in un'immagine, come nella bellissima sequenza d'amore, che si sovrappone a un'altra. Non replicato, ma replicante. E se nella solitudine del cyborg che spia le vite degli altri il regista franco-canadese coglie lo smarrimento delle nostre vite surrogate, i riferimenti alle inquietudini contemporanee (la spersonalizzazione dell'io, il sempre maggiore ricorso all'automazione, il virtuale-reale, lo sguardo verso il <diverso>, il caos climatico, le domande della bioetica, l'identità) sono molteplici: il resto è nostalgia (Elvis, Sinatra...) per qualcosa che non si è vissuto. E lacrime, ovviamente. Ma questa volta non nella pioggia: ma nella neve.

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I 10 film da non perdere nel 2017

Fra poco l'anno svolta ed è già 2017: ma quali sono i film che non si possono perdere l'anno prossimo? Tanti, questo è certo: più di dieci non c'è dubbio. Ma noi abbiamo provato comunque a stilare la top ten di quelli che vanno assolutamente visti: i più attesi, i più indefinibili e, in alcuni casi, i più belli.

1. LA LA LAND

Mi sembra già di sentirvi: io i film dove cantano e ballano non li vado a vedere. Beh, cambierete idea: e se non la cambierete sarà solo peggio per voi. Il capolavoro neo romantico del giovane regista di "Whiplash": un film bellissimo, che ti resta dentro. Nonché il grande favorito agli Oscar.

Esce il: 26 gennaio

2. SILENCE

Due gesuiti alla ricerca del loro mentore nel Giappone crudele del 17° secolo: il progetto che Martin Scorsese sognava di portare sullo schermo da 30 anni. Dopo la voracità dei lupi di Wall Street, l'ascetismo della fede. Per metttersi la tonaca Adam Driver ha perso 23 chili.

Esce il: 12 gennaio

3. MANCHESTER BY THE SEA

Un uomo schiacciato dal passato e dalla colpa è costretto dagli eventi a prendersi cura del nipote adolescente. Un dolentissimo coming home, un film di sopravvissuti con poco da chiedere e troppo da espiare. Toccante e riuscitissimo: con un magnifico e indimenticabile Casey Affleck.

Esce il: 16 febbraio

4. JACKIE

Come una regina senza corona, bellissima e sola, costretta a vivere nel ricordo: il magnifico e intimissimo ritratto dell'iconica vedova di Kennedy nel primo film americano del geniale Pablo Larrain. Molto più di un biopic, ma la fotografia della più sconosciuta tra le persone famose. Portman da Oscar.

Esce a:  febbraio

5. ARRIVAL E BLADE RUNNER 2049

Ok, abbiamo barato: sono due film. Ma il regista, sempre più lanciato, è lo stesso: Denis Villeneuve. Che prima ci sorprenderà con un alto e toccante esempio di fantascienza filosofica. E poi proverà a stupirci con una sfida impossibile: il sequel di Blade runner, dove Ryan Gosling incontra Harrison Ford.

Escono il: 19 gennaio (Arrival) e 17 ottobre (Blade runner 2)

6. DUNKIRK

Salvate il soldato Nolan: che va alla guerra e scomoda persino la più clamorosa e epica evacuazione della seconda guerra mondiale, quella di Danquerke. Il grande regista visionario si misura col cinema bellico: in un'anabasi dolorosissima piena di eroismo e paura. Perché sopravvivere è l'unica vittoria.

Esce il: 31 agosto

7. MEKTOUB IS MEKTOUB

Dopo lo splendido La vita di Adele, il franco tunisino Kechiche promette di fare parlare ancora di sè: e rilegge, con un adattamento molto libero, un altro libro dell'autore de La classe. Storia di un giovane sceneggiatore, di una ragazza affascinate e della moglie un produttore: tra aspirazione e sentimento.

Esce il: non c'è ancora una data

8. THE FOUNDER

Chi non vorrebbe conoscere la storia del fondatore di McDonald's? Una spietatariflessione sul sogno americano che ha diviso i critici negli States. Ma la performance di Michael Keaton sembra già irresistibile dal trailer. Un filmda mordere.

Esce il: 12 gennaio

9.  DOPO L'AMORE

Scene da una separazione: cosa succede quando finisce un amore? Tutto nelle quattro mura di una casa,  un film denso e tesissimo che coglie, con esattezza di sentimenti, disagio, rancore, insofferenza e fallimento di un sogno in frantumi che non si può più riparare. Attori super.

Esce il: 19 gennaio

10. BORG VS MCENROE

La finale a Wimbledon del 1980, quella del famoso tie break dei 34 punti, la stessa che oggi è considerata la più bella partita di sempre: ma con Shia LaBeouf nei panni di McEnroe... Non vi viene voglia di correre a vederlo? Dopo Lauda e Hunt, un'altra grande rivalità sportiva accende il grande schermo.

Esce in: autunno

 

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Che la forza sia con voi: Star Wars tra passato e futuro

<La cosa assurda è che il lato oscuro, la forza, i Jedi sono reali...: è vero, è tutto vero>.

Che il mito sia con voi: a quasi 40 anni dal film che cambiò il cinema, Hollywood sente il richiamo della luce. E' il tempo delle scelte: non si può scappare davanti al proprio destino, non si può più – non ora, non stavolta - rimanere neutrali. Ma perché tutto possa finire, tutto deve, inevitabilmente, ricominciare.

E' un'impresa monumentale, non tanto nella realizzazione (già di per sé ardua, complessa e costosissima: 200 milioni di dollari, per servirvi) ma quanto nella temerarietà della sfida, risvegliare la forza: c'è voluto l'inventore di <Lost>, J.J.Abrams, uno che ha giocato anche a reinventare <Star Trek>, per tentare la missione impossibile di mettere mano (per concluderla e insieme rilanciarla in una pioggia di spin off) alla saga più iconica, venerata e amata di sempre. Un evento mondiale, il nuovo <Star Wars>: e come potrebbe essere altrimenti? Roba che Spielberg (fan della prima ora) lo ha già visto 3 volte (e gli è piaciuto parecchio) e c'è chi, per giorni in coda, in attesa che aprisse la sala, si è pure sposato sul posto...

Ma fuori dalle chiacchiere, dal merchandising, dalle ossessionanti proiezioni degli incassi, il settimo episodio di una serie vista solo in Italia da oltre 16 milioni di persone, è soprattutto un film ponte tra il passato (l'originale del '77) e il futuro (la saga che sarà), una sorta di avvincente passaggio del testimone tra chi ha cominciato tutto e chi invece è chiamato a finirlo. Recuperato il gusto, anche estetico (con una scelta vintage che limita all'essenziale le prodezze digitali), dei primi <Guerre stellari>, Abrams (che non a caso ha girato in pellicola) lascia che il suo film oscilli tra il remake e il reebot riportando la favola spaziale (che qui, più che mai, è atto di fede) nei confini di uno schermo che non sembra abbastanza grande per contenerla.

Spettacolare, divertente, vertiginoso, <Star Wars> infiamma ancora la Galassia: nel momento del pericolo, vecchi eroi – come Han Solo (un Harrison Ford in grande forma) – e nuovi paladini del Bene (la mercante di rottami Rey – la grande rivelazione Daisy Ridley -, un personaggio che da sola fa il film, dimostrando che la forza, oggi, è donna...) accorrano in aiuto della principessa Leia (Carrie Fisher, la nonna di se stessa). Riaccesi i motori della space opera, Abrams legge nel deserto (a volte anche morale) di un mondo orfano e oppresso l'ansia contemporanea di uno scontro inevitabile, là dove oltre le spade laser balenano sotto la neve anche i dubbi e i tormenti di eroine e malvagi troppo soli che sanno che c'è un tempo per combattere e uno per morire. Il mix di avventura, ironia, azione e nostalgia è spesso irresistibile, ma va detto che a volte si avverte un'incrinatura, un tremito, nella forza: nel personaggio del cattivo di turno, ad esempio, debole perché poco scritto (ma anche Adam Driver, ben più convincente in <Hungry hearts> di Costanzo, ci mette del suo), in una certa fretta controproducente nello svelare colpi di scena potenti, in alcuni dettagli (ma perché un disertore peraltro non molto avvezzo ai combattimenti sa usare una spada laser?) che forse non sono tali. Resta il merito però di essere ripartiti e non con una marcia bassa: la saga è sveglia e lotta insieme a noi.

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