La donna elettrica, doppia vita di un’eroina ambientalista
E' un film differente, questo: che già di per sé è un motivo valido per prestargli attenzione. Differente per provenienza (avete visto molti film islandesi quest'anno?), per ambientazione (mai scontata), ma soprattutto per la forza morale e ideologica, il legame con la Terra viva e il doppio fondo di un'inaspettata eroina di mezza età, cordiale maestra di cori specialista in azioni di sabotaggio.
Una come Halla (Halldóra Geirharðsdóttir, molto molto brava), le foto di Gandhi e Mandela alle pareti, nessun marito, poche frequentazioni e una perfetta – e assai movimentata - vita segreta: è lei infatti l'ecoterrorista a cui il governo sta dando, invano, la caccia da mesi, autrice di alcune azioni clamorose contro le multinazionali che stanno attentando al benessere del suo splendido Paese. Un giorno però scopre che la sua vecchia richiesta di adozione è stata accettata: un'orfana ucraina di 4 anni la sta aspettando...
Originale per concezione e impianto narrativo (per nulla parco di sorprese), <La donna elettrica> (non un granché, a dire il vero, il titolo italiano) fonde l'apologo ambientalista con la commedia più paradossale, il ritratto di signora con un convincente (anche se non prioritario) intreccio thriller, i dilemmi etici con le convinzioni più ferme: il tutto per dare voce, per mezzo di un registro che sfugge ai codici più riconoscibili e codificati, a un'idealista e moderna (e materna?) Robin Hood che dichiara guerra al sistema, combattendo la battaglia che il pianeta non può affrontare da solo.
Se il rapporto simbiotico con la natura (madre come e più della protagonista) è prevalente, molto altro funziona in questo oggetto curioso: dai ripetuti inserti surreali (la band vintage e il trio ucraino in abiti tradizionali spesso in scena, sfondi in movimento che dettano non solo i tempi musicali) ai numerosi spunti ironici, dalla regia pulita (di Benedikt Erlingsson) alle spigolature (il primo sospettato? E' sempre uno straniero...) politiche. Fino al finale, bello e rocambolesco, a sorpresa: quando una bambina in braccio a cui va restituito il sorriso diventa l'unica speranza nel mondo che si ribella.