2018, Classifiche Filiberto Molossi 2018, Classifiche Filiberto Molossi

Un anno di cinema: i 10 film più belli del 2018

Ci risiamo: tempo di classifiche. A chi la palma di miglior film del 2018? Dura, durissima anche quest’anno: ecco la nostra top ten, tra scelte sofferte e altre, ovviamente, opinabilissime.

10. UN AFFARE DI FAMIGLIA

Famiglia disfunzionale, sentimenti autentici: ma la lettura è scomoda, stratificata, il racconto moralmente complesso, le sfumature sono migliaia. Un cortocircuito etico nel Giappone in crisi, tra molti segreti e altrettante ambiguità. Dalla parte di rifiutati, là dove la maschera è più vera del volti.

9. CORPO E ANIMA

Sì, vero: per metterci questo ho rinunciato a molti altri che mi sono piaciuti assai. Ma qui siamo in un territorio inesplorato, all’incontro tra due prodotti difettosi che difficilmente superano il severo controllo di qualità della vita. Un film singolare e coraggioso dove l’amore è un mistero: in cui si sogna lo stesso sogno.

8. L’ISOLA DEI CANI

Una roba così poteva farla solo lui, Wes Anderson: perdere due anni dietro a dei pupazzi, scegliere una discarica come ambientazione principale e fare di un’epica avventura canina per metà in giapponese e graficamente stupenda il suo film più politico. Perché politico è il messaggio, ma anche il modo.

7. FOXTROT

Un film inquieto e senza pace , un apologo dissonante e feroce, girato con una cifra stilistica che si segnala per coraggio e originalità; un dramma paradossale sul lutto, il caso, la fede, l'assurdità della guerra: e il senso di colpa, orco invincibile e inseparabile. Un’opera potente e spiazzante.

6. DOGMAN

Er Canaro versione Garrone: che mostra i denti dell’abisso in un gran film chiuso in gabbia, un cupo e straordinario spaccato esistenziale violentato dai rumori di fondo di una realtà che non ha (e non dà) pace. Su tutto il volto di Marcello Fonte, superbo protagonista di un film scritto sulla sua faccia.

5. VISAGES VILLAGES

Un film generoso, disinteressato, pieno di improvvisa (e a volte imprevedibile) umanità: un anti depressivo naturale. Il fotografo hipster 35enne che non toglie mai gli occhiali da sole e la regista 90enne coi capelli bicolori sono la coppia più bella dell’anno. In un doc pieno di grazia, che a vederlo ti fa star meglio.

4. MEKTOUB, MY LOVE: CANTO UNO

Non c’è stato film nel 2018 così pieno di vita, energia contagiosa, sensualità, capacità di sedurre ed empatia come quello di Kechiche: che celebra la forza indomabile e inesauribile della giovinezza con un vibrante romanzo di formazione il cui cuore batte al ritmo di quellodi tous le garcons et les filles de mon age.

3. ROMA

La magnifica epopea intimista di Cuaròn che dice grazie alle donne della sua vita, unite dalla stessa solitudine: sua madre e la sua tata. Un film struggente, pieno di sentimento, di un'amarezza che però non sovrasta la speranza. Ispirato sin dal prologo: e con molte sequenze belle e crudeli.

2. COLD WAR

Un amore impossibile in un’epoca impossibile: in bianco e nero e 4/3, uno straordinario e commovente melodramma, girato con magnifica eleganza, grande ispirazione nella composizione dell'inquadratura, inusuale e toccante partecipazione. Il regista è una sicurezza, la Kulig una grande sorpresa.

1. TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

Una scelta forse un po’ mainstream, ok: ma trovatelo un film scritto così bene, che sia feroce, dolorosissimo e allo stesso ironico, sarcastico. Con interpteti fantastici e un regista che fa recitare bene anche i sassi. Un dramma furente là dove rabbia genera rabbia: un apologo politicamente scorretto. Come piace a noi.


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Mektoub, my love: canto uno. L’epopea della gioventù

Non c'è un cinema, non in questo mondo almeno, così pieno di vita, energia contagiosa, sensualità, capacità di sedurre ed empatia come quello di Abdellatif Kechiche: toccato dalla luce, carnale e <politico>, coi cuori che battono a mille (fino al rischio di spezzarsi) nella stagione irripetibile di un tempo che non sembra potere finire mai. E che un giorno, invece, sarà perduto per sempre. Ha dentro la forza indomabile e inesauribile della giovinezza, <Mektoub, my love: canto uno>, il film, bellissimo già dal primo movimento, con cui il regista franco-tunisino celebra tous le garcons et les filles de mon age al ritmo della loro stessa, invincibile (ma solo apparente), spensieratezza, nel momento preciso in cui il destino (mektoub, appunto) incontra l'amore.

Vitalissimo ed entusiasmante, tumultuoso e affascinante, il film di Kechiche non racconta niente per raccontare tutto, seguendo il ritorno a casa per le vacanze estive (a Sete, nel Sud della Francia, dove era già ambientato <Cous cous>) di Amin, studente universitario e aspirante sceneggiatore segretamente innamorato di Ophelie che però, in attesa del ritorno del fidanzato soldato, si vede di nascosto con suo cugino Tony...

La musica, gli amici, il mare, la gelosia, la joie de vivre; e la macchina  a mano, le inquadrature brulicanti, il linguaggio di corpi che occupano, invadono - sfrontati - lo schermo:  Kechiche gira con scioccante naturalezza (frutto in realtà di un lungo lavoro preparatorio) un film sul desiderio e  sulla crescita avvolgendo nella leggerezza della fine del secolo scorso (la vicenda si svolge nel '94) il suo cinema capace, come per magia, di ridurre, di azzerare, le distanze. E' un film a cui brillano gli occhi,  girato a cuore aperto,  di una bellezza di cui non ti annoi, <Mektoub, my love: canto uno>: un'epopea della gioventù ricca di rimandi cinefili (da culto quello su Aldo Maccione e la sua camminata) in cui il regista dilata le sequenze, abbandonandosi agli sguardi, alle risate, a quella stanchezza colma di promesse che abbraccia un ballo infinito.  Una pellicola con cui Kechiche (che per riuscire a finire le riprese ha messo addirittura all'asta la Palma d'oro vinta con <La vita di Adele>) ha diviso la platea dell'ultima Mostra di Venezia: i detrattori lo hanno accusato di sessismo e ripetitività, ma <Mektoub>, in realtà,  è un dirompente inno alla vita, un vibrante romanzo di formazione che non smetteresti mai di tenere per mano.

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