Volare: la Buy diventa regista, ma il decollo è rimandato
Credevo di «Volare» e non volo. Sarà la paura atavica di staccare l'ombra da terra, ma Margherita Buy, attrice a cui non si può non volere bene, al suo debutto come regista fatica non poco a fare decollare il suo film. E questo nonostante non fosse per nulla malsana e nemmeno campata per aria, l'idea di affrontare ciò che più la spaventa nella comfort zone del grande schermo, prendendosi in giro con elegante (auto)ironia per provare a esorcizzare il suo terrore più grande: l'aereo. In buona per non dire ottima compagnia (da Meg Ryan a Fiorello alla grande MIna, tanti personaggi famosi sono accomunati da questa fobia), la Buy si mette in gioco interpretando un'attrice danneggiata dalla paura di volare. Tra film persi e figlie che se ne vanno, la nevrosi cresce e qualcuno le consiglia di trovarsi un uomo: «Ma no, perché, poverino...».
Pur circondandosi di amici complici (da Elena Sofia Ricci a Giuseppe Piccioni), la Buy, poco aiutata, firma un film simpatico ma piuttosto elementare, una commedia terapeutica che manca di scrittura (eccessivamente tirata per le lunghe la parte del corso anti paura) e di vere «turbolenze», che non va al di là di qualche battuta centrata. Come quando Margherita piange sull'ennesima occasione persa: «Potevo essere un'eccellenza italiana». «Quello è il Parmigiano», le fanno notare non a torto.