Quello che non so di lei: realtà e finzione secondo Polanski
Realtà e finzione, i fantasmi della mente, il gioco dell'identità, la seduzione, pulsioni e repulsioni: ci sono tutte le ossessioni (o comunque un discreto campionario) di Roman Polanski in <Quello che non so di lei>, il film con cui l'84enne maestro lo scorso maggio aveva chiuso il Festival di Cannes.
Meglio quando si ispira a <Eva contro Eva>, meno quando sembra <Misery non deve morire>, la pellicola (che in originale suonava molto più provocatoriamente <D'après une histoire vraie>, <Da una storia vera>) racconta di una famosa scrittrice (Emmanuelle Seigner, moglie e musa del regista) che, archiviato un altro grande successo, fatica a iniziare il nuovo romanzo. A ispirarla sarà Elle (l'ex dreamer Eva Green, con rossetto fatale), una giovane donna che afferma di essere la sua più grande fan...
Elegante, raffinato, anche un po' improbabile (nel modo in cui la protagonista accetta di fidarsi senza farsi troppe domande della nuova <amica>), il thriller che Polanski ha scritto con Assayas si insinua nelle pieghe del processo creativo, specchiandosi nella <maledizione> di scrivere, in un confronto di reciproca attrazione dove non sempre – in un mondo in cui <la gente crede più alla menzogna che alla verità> - è facile stabilire chi si appropria della vita di chi. Ma quella che scorre sullo schermo è realtà, sogno o solo un altro romanzo? A deciderlo tocca allo spettatore: che si lascia scivolare in un film intrigante ma già molto visto, un po' scoperto nelle sue tensioni.