Enea, la generazione rotta di Pietro Castellitto

Una cosa va detta: a Pietro Castellitto la personalità non manca. E nemmeno il coraggio. Insomma, ha una voce «sua»: ma che non sempre si ha necessità o voglia di ascoltare. All'opera seconda (dopo il discusso «I predatori»), il giovane regista romano (classe '91), continua a piacersi molto (e, forse, troppo): e pecca non poco di presunzione con il nichilista «Enea», grottesco e visionario spaccato borghese che fa detonare gli stereotipi di un'epoca decadente e deludente, nella sardonica dissoluzione di una Roma (e di un mondo) che non crede più a nulla.

I circoli, i clan, «rum e cocaina»: ma pure le foto di nonna.. Di questo «periodo strano», la «generazione rotta» di Castellitto jr (che qui nel cast ingaggia anche il padre e il fratello) non risparmia nulla, non rispetta niente: è la sua forza ma anche il limite di un film che invece di spaccare tutto, nella storia di due figli di papà dediti allo spaccio di droga (l'altro è il deb Giorgio Quarzo Guarascio, ossia il cantautore Tutti Fenomeni) finisce per trascinarsi un po', cullandosi nelle stesse frasi fatte che vorrebbe demolire.

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