2024, Festival, Recensione Filiberto Molossi 2024, Festival, Recensione Filiberto Molossi

Enea, la generazione rotta di Pietro Castellitto

Una cosa va detta: a Pietro Castellitto la personalità non manca. E nemmeno il coraggio. Insomma, ha una voce «sua»: ma che non sempre si ha necessità o voglia di ascoltare. All'opera seconda (dopo il discusso «I predatori»), il giovane regista romano (classe '91), continua a piacersi molto (e, forse, troppo): e pecca non poco di presunzione con il nichilista «Enea», grottesco e visionario spaccato borghese che fa detonare gli stereotipi di un'epoca decadente e deludente, nella sardonica dissoluzione di una Roma (e di un mondo) che non crede più a nulla.

I circoli, i clan, «rum e cocaina»: ma pure le foto di nonna.. Di questo «periodo strano», la «generazione rotta» di Castellitto jr (che qui nel cast ingaggia anche il padre e il fratello) non risparmia nulla, non rispetta niente: è la sua forza ma anche il limite di un film che invece di spaccare tutto, nella storia di due figli di papà dediti allo spaccio di droga (l'altro è il deb Giorgio Quarzo Guarascio, ossia il cantautore Tutti Fenomeni) finisce per trascinarsi un po', cullandosi nelle stesse frasi fatte che vorrebbe demolire.

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2022, Recensione Filiberto Molossi 2022, Recensione Filiberto Molossi

Dante, il giovane favoloso che sapeva il nome vero delle stelle

Non il Sommo, ma l'esule, l'innamorato infelice, il rifiutato, il dimenticato, «traditore» a sua volta tradito, senza averi, né perdono né patria, che non fosse la sua straordinaria poesia. Sta (giustamente) lontano dal mito, quello ingessato dell'interrogazione di italiano alla terza ora, e cerca - nei tormenti del giovane favoloso che sapeva il nome vero delle stelle - l'uomo, il disperso, lo sconfitto, facendone il personaggio non comune dell'umana tragedia, che qualcuno, non senza ardire, definisce «commedia».

Forse, a questo punto, la vera provocazione sarebbe stata quella di fare un film su Dante senza Dante: l'inchiesta su un sepolcro vuoto, il mistero incomprensibile di un talento senza uguali, l'indagine sui tasselli mancanti di quel mosaico incredibile e perfetto. Avati, che questo sogno - con ambizione e determinazione - lo ha inseguito a lungo e per lungo tempo cercato, non arriva a tanto: ma gioca comunque di sponda, non lasciandosi condizionare eccessivamente dal biopic wikipedistico, per lasciare piuttosto il «caso Alighieri» nelle mani ferite e umiliate dalla scabbia (come fossero le scomode stimmate della santità della poesia) di un riconoscente Boccaccio.

E' l'approccio giusto di un film anche toccante che viaggia nelle lande a volte desolate della memoria, tra le tracce di un'arte, che per quanto immensa, è di per sé stessa, sempre mendicante. Ma che d'altra parte ha anche zavorre pesanti (la voce off, che lo rende inutilmente didascalico), inciampi e stonature evidenti (Beruschi doppiato, la sequenza onirica che ha per protagonista Beatrice, altrove invece magnetica), volti deturpati più dalla chirurgia plastica che dalla peste. Problemi che l'84enne regista bolognese prova, pur con eccessiva prudenza, a superare con la sincerità e il trasporto dell'operazione, la prova partecipata degli interpreti (Sergio Castellitto è Boccaccio, ma ci sono anche i nostri Mauro Coruzzi, nella parte di un monaco, e Alberto Petrolini), le intuizioni (il dipinto che prende vita) stilistiche e pittoriche. Nella consapevolezza che - nel silenzio e nella solitudine di Dio -, non è solo l'amore, ma è anche il poeta, l'artista, il visionario, che «move il sole e l'altre stelle»

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Il cattivo poeta: l'ultimo D'Annunzio e i tempi dal cielo chiuso

‌‌In tempi dal cielo chiuso, tramonto e (non banale) lascito del poeta-guerriero che, protagonista della Storia, dalla Storia venne messo da parte. Emarginato nella sua torre d'avorio, affogato nella nostalgia del suo stesso mito, prigioniero di un auto esilio da cui dolersi con rabbia (e rimpianto) di un regime sempre più abbietto. C'è l'ultimo D'Annunzio, vampiresco e crepuscolare, ne «Il cattivo poeta», debutto ambizioso ma non del tutto a fuoco di Gianluca Jodice, ma c'è soprattutto la contrapposizione tra l'estro alato di un intellettuale coltissimo e la ferocia assurda e metafisica (efficace in questo senso l'impersonificazione di Mussolini) di un potere fondato sul terrore. Un film su D'Annunzio quello di Jodice, che ha inquadrature che citano le geometrie de «Il conformista», in cui il Vate, amatissimo in vita e guardato con fastidio dopo la sua morte, in realtà non è il vero protagonista, ma l'«oggetto dell'inchiesta» di Giovanni Comini, un giovane federale a cui nel '36 viene dato il compito di spiare il popolare (e scomodo) poeta. La conseguente fascinazione è il primo passo di un percorso di formazione e metamorfosi che costringe il fascista a mettersi in gioco: e in dubbio. Girato quasi interamente al Vittoriale, «Il cattivo poeta» insegue una cifra stilistica (la fotografia anticata...) volutamente d'antan aggrappandosi a un Castellitto che fa del poeta una rappresentazione dolente e sofferta, permettendosi anche qualche escursione sopra le righe. Un esordio non scontato ma a cui sarebbe servita un po' più di (dannunziana?) audacia.

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2017, Festival, Recensione Filiberto Molossi 2017, Festival, Recensione Filiberto Molossi

Fortunata, una strategia basata sull'amore

 <Devi fare una strategia basata sull'amore>.

Che mica servirebbe solo a lei, a Fortunata: sempre di corsa, col reggiseno che spunta dalla canottiera, il rossetto messo in fretta, la ricrescita nei capelli. Novella Antigone in guerra colmondo, incapace di non ribellarsi alla sua meschinità: con quel nome che sa di sberleffo, che non le rende giustizia. Ma anche a Sergio Castellitto che il cuore, quello, ce lo mette sempre: piuttosto manca un po' di sobrietà, di misura, di equilibrio. Succede così praticamente in tutta la sua produzione da regista e non fa eccezione nemmeno <Fortunata>, il film sudato e proletario che ha girato in una Roma assolta e multiculturale. Traducendo in immagini una sceneggiatura della moglie Margaret Mazzantini, che immagina la parabola di una giovane madre (Jasmine Trinca, bravissima: e premiata come migliore attrice di Un certain regard a Cannes) che cerca di guadagnarsi giorno per giorno il suo diritto alla felicità:  tra un ex marito violento, gli usurai cinesi,  il sogno nel cassetto di aprire un negozio da parrucchiera...

Ambientato in una borgata quasi immaginaria da tanto la realtà sembra abitare altrove, il filmdi Castellitto ha un gran bel personaggio, viscerale, ma porta all'eccesso, saturandole, situazioni già estreme, smarrendosi in una ridda di personaggi improbabili, canzoni troppo facili sparate a tutto volume, dialoghi che anche no (<E' importante il teatro>. <Ma la fregna di più>), sedute di analisi che farebbero rabbrividire Freud e Musatti, lunghi assoli di tromba,  amiche che sembrano uscite da un (brutto) film di Almodovar.

Dedicato a chi, nel mondo, si sente poco più di un numero ritardatario, di quelli che non escono mai, umanità invisibile che può contare solo su se stessa, <Fortunata> guarda con affetto quel difficile stare a galla di chi convive, con dignità, con i suoi incubi: ma se da una parte Castellitto sa dirigere gli attori, quando la pellicola alza il tono e aggiunge invece di asciugare sbanda in maniera evidente. E quando accade è troppo tardi: non c'è strategia che tenga.

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Classifiche, 2017 Filiberto Molossi Classifiche, 2017 Filiberto Molossi

I 7 film da non perdere a Maggio

Maggio? Fa rima con coraggio: la primavera non spaventa il cinema che scommette sull'usato sicuro - i nuovi capitoli di Alien e de I pirati dei Caraibi - e sui grandi autoriun po' offuscati (Malick e il suo super cast) ma, nel mese di Cannes, porta sullo schermo molti altri film interessanti. Roba da cacciatori di perle: noi ne abbiamo scelte 7, cercando di evitare i blockbuster annunciati. più scontati. Citando invece i titoli meno scontati.

1. SCAPPA - GET OUT

Cosa succede se "Indovina chi viene a cena" incontra l'horror? Presto detto: il risultato è un film costato 4 milioni e mezzo che finisce per incassarne 170. Un fenomeno, ma mica solo al botteghino: perché dietro il paravento del genere, si parla di razzismo, diversità, discriminazione.

Esce il: 18

2. 7 MINUTI DOPO LA MEZZANOTTE

Pessima traduzione dell'originale "A monster calls", è la storiadi un 12enne costretto ad affrontare la malattia terminale della madre: l'immaginazione, però, prende il sopravvento. Così il fantasy - come ne "Il labirinto del fauno" - si mescola al dramma, la fiaba stringe la mano del melò.

Esce il: 18

3. UNA SETTIMANA E UN GIORNO

Una coppia che ha perso il figlio elabora il lutto: e così un padre scopre di potere sopravvivere grazie all'aiuto del migliore amico, un po' cialtrone, del suo ragazzo. Da un americano di Israele, un film agrodolce che nel tunnel della fine vede la luce di tutta la vita che (ancora) c'è.

Esce l': 11

4. RITRATTO DI FAMIGLIA CON TEMPESTA

Uno scrittore in crisi, divorziato e con un figlio che non vede quasi mai, passa una notte con i suoi cari complice una tromba d'aria. Nuova riflessione sull'universo famiglia da parte di un regista giapponese capace di raccontare come pochissimi i legami invisibili del sangue e dell'affetto.

Esce il: 25

5. CUORI PURI

Storia d'amore tra due ragazzi provenienti da contesti completamente differenti: fra borgate, Dio e briciole di speranza. Un esordio che promette parecchio bene. E tiene alta a Cannes (nella Quinzaine) la bandiera dell'Italia che sa ancora raccontare storie e sentimenti.

Esce il: 24

6. SICILIAN GHOST STORY

Curioso sin dal titolo, non è solo l'opera seconda di due registi che trionfarono a sorpresa con "Salvo" a la Semaine de la critique di Cannes, ma anche il film che la Semaine quest'anno la apre in pompa magna. Un ragazzino scompare: una tredicenne innamorata di lui si ribella all'omertà e lo cerca ovunque.

Esce il: 18

7. FORTUNATA

Castellitto regista è sempre un grosso rischio: calca la mano, sfocia nel melò. Ma Jasmine bionda e tatuata, perduta e non sconfitta, potrebbe essere una forza della natura capace di lasciare il segno anche a Cannes. Nella periferia romana, il ritratto di una donna non comune.

Esce il: 20

 

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