150 milligrammi: Davide sfida ancora Golia
<Se non lo faccio io non lo fa nessuno>.
Davide ha 4 figli, un marito comprensivo e a casa non ha nemmeno la tv: è determinata, coraggiosa, entusiasta. E, nonostante tutto, nonostante gli schiaffi, le trappole e gli sgambetti, decisa ad arrivare fino in fondo. Costi quel che costi. Perché Davide è così: dietro ai numeri vede persone, dietro le cifre sa che si nascondono volti, storie, sofferenze. Golia invece è sempre Golia: un colosso che nega l'evidenza, una montagna insormontabile di spocchia e carte bollate, un gigante di menzogne che approfitta del sonno dei giusti per macinare denari sulla pelle degli altri.
E' un film indignato e civile <150 milligrammi> (titolo italiano - e non particolarmente attraente – del francese e più intonato <La fille de Brest>), magari raccontato in modo convenzionale, ma che sa essere efficace nel portare una sfida vecchia quanto il mondo (individuo contro sistema, eroe borghese contro poteri forti) tra le corsie di ospedali e laboratori di ricerca dove in gioco c'è quello che ci sta più a cuore: la salute.
Storia vera, tradotta in immagini da un suo libro, di Irène Frachon, la pneumologa di Brest che stabilì un nesso tra alcune morti sospette e l'uso del Mediator, un farmaco presente sul mercato da 30 anni, <150 milligrammi>, nel raccontare la battaglia impari tra un medico di provincia e la seconda più importante casa farmaceutica francese, privilegia il film di denuncia al thriller in camice bianco e al medical drama, lasciando che a prevalere sia soprattutto un ritratto femminile (venato di un idealismo non privo di conseguenze) autentico e informale, a cui dà vigore e credibilità anche l'interpretazione, modulata più sugli alti che sui bassi (alla bretone...), della danese Sidse Babett Knudsen (vista in <Inferno> e, in tv, in <Westworld>).
Diretto dal medico mancato Emmanuelle Bercot (<A testa alta>), a dire il vero sempre più incisiva come attrice (anche se qui si tiene da parte) che come autrice, <150 milligrammi> è un film con poche sorprese, ma che ha una sua forza puntuale nel testimoniare la celeste ostinazione di chi non rinuncia (<non ci perdoneremo mai di non averlo fatto>) a lottare al fianco della ragione.