Te l'avevo detto: la Roma sudata, grottesca e a perdere di Ginevra Elkann
«Perché non riesci a essere normale?».
In una Roma a cui manca l'aria, assolatissima e sudata, tossica come le relazioni che la consumano, un film bulimico e impietoso, grottesco e corale: giostra (dis)umana popolata da personaggi schiavi delle loro dipendenze, schiacciati dalle proprie debolezze, irrisi da un torrido presente di metaforica e polverosa canicola. Ognuno alle prese col suo vuoto (a perdere), la solitudine, il disagio, gli «eroi», eccentrici e dolenti, persi e feriti, dimenticati e paranoici, di Ginevra Elkann: che, al secondo film, senza abbandonare il tema forte della disfunzionalità parentale (madri e figlie, fratelli e sorelle, mogli e - ex - mariti) mira stavolta, dopo l'esordio garbato e semiautobiografico di «Magari», all'affresco, pungente e amaro, di una società decadente e decaduta a cui anche il riscaldamento globale sembra voglia fare scontare i suoi peccati.
Immerso in una fotografia caldissima e coinvolgente, tutta virata all'ocra, «Te l'avevo detto» punta al ritratto d'insieme ma pur trovando nelle sue short stories una personale tenerezza fatica a renderci partecipi, pagando in modo pesante l'approdo sugli schermi dopo «Siccità» di Virzì, a cui è per molti versi assimilabile.