Tenet, Nolan scocca la freccia del tempo
E' un film cannibale, «Tenet»: perché si nutre del suo stesso io cinematografico, si spezza, si riavvolge e si divora per riformarsi di nuovo, e di nuovo: e rivedersi un giorno - questo - migliore, più giusto, per quanto sempre - proprio come il mondo - imperfetto. Là dove il futuro vuole «mangiarsi» il passato e forse non a torto (perché sì, «siamo colpevoli»), l'eterno rewind di chi sogna di riscrivere la storia: anche quella che non è stata ancora scritta. Come un salto mortale all'indietro prima del virus, prima di tutto: quando entrare in un cinema al chiuso era pura gioia e non anche distanziamento e prudenza. E già, «viviamo in un mondo crepuscolare»: e da questa o dall'altra parte dello schermo - Nolan l'aveva capito da un pezzo- «il problema è uscirne vivi». Ma al grande manipolatore inglese, al geniale maestro della reversibilità (a caccia dell'ennesimo «prestige») non interessa tanto salvare il mondo (qualcuno, tanto, lo farà per lui) quanto piegare il cinema alla sua ossessione (e viceversa), interrogandosi, ancora una volta, sul peso del tempo. E sul suo inganno, sulla sua natura, sul suo corpo molle, sulla sua misura, sulla sua, pur sacra, vulnerabilità. Spettacolare, contorto (sino al giramento di testa) e coinvolgente, l'ultimo, attesissimo, film del regista di «Dunkirk» è un blockbuster d'autore che non dà tregua (pochissimi come Nolan riescono a dare credibilità alla riflessione alta e altissima senza per questo tradire le regole dell'intrattenimento, nel suo caso sempre di livello siderale), un raffinato meccanismo di vasi (e dimensioni temporali) comunicanti dove un incipit a mille all'ora ti fa persino dimenticare che dovrai indossare la mascherina tutto il tempo. Poco male perché ci si diverte davvero, anche se l'intreccio si complica a tal punto da seguire alla lettera il consiglio che danno al protagonista: «Non cercare di capire». Lui, la spia che ci amava, cerca di sventare il piano distruttivo di un oligarca russo che ha per le mani una scoperta clamorosa: un modo per invertire il corso naturale del tempo... Il quadrato magico del Sator, l'entropia (che forse è il metro del disordine), chi sa troppo e chi (il protagonista per buona parte del film, lo spettatore anche dopo che si accendono le luci) troppo poco: elevata la spy story a concetto filosofico, Nolan gioca col Bond movie (quel mix di cotè internazionale - il film visita 7 Paesi diversi tra cui l'Italia -, azione e ironia), inseguendo però, tra gli azzurri ghiaccio della fotografia e una traccia sonora tesissima e stridente, approdi più fondi. Nel palindromo infernale dell'ennesimo rebus la freccia del tempo punta all'indietro: tecnicamente esaltante, forte di un cast molto ben assemblato (efficace il protagonista John David Washington, lanciatissimo figlio di Denzel, mai così in parte Robert Pattinson e interessante Elizabeth Debicki, vista in «Widows»), «Tenet», seppure non sempre inedito come vorrebbe (l'incontro con se stesso...), è un film audace, anche se, a conti fatti, meno suggestivo di «Inception». Ma se tutti sulla carta diciamo di essere pronti a entrare nell'edificio in fiamme, quando il fuoco rischia davvero di bruciarci, sono solo quelli come Nolan a farsi largo nel fumo.