2020, Recensione Filiberto Molossi 2020, Recensione Filiberto Molossi

Tenet, Nolan scocca la freccia del tempo

E' un film cannibale, «Tenet»: perché si nutre del suo stesso io cinematografico, si spezza, si riavvolge e si divora per riformarsi di nuovo, e di nuovo: e rivedersi un giorno - questo - migliore, più giusto, per quanto sempre - proprio come il mondo - imperfetto. Là dove il futuro vuole «mangiarsi» il passato e forse non a torto (perché sì, «siamo colpevoli»), l'eterno rewind di chi sogna di riscrivere la storia: anche quella che non è stata ancora scritta. Come un salto mortale all'indietro prima del virus, prima di tutto: quando entrare in un cinema al chiuso era pura gioia e non anche distanziamento e prudenza. E già, «viviamo in un mondo crepuscolare»: e da questa o dall'altra parte dello schermo - Nolan l'aveva capito da un pezzo- «il problema è uscirne vivi». Ma al grande manipolatore inglese, al geniale maestro della reversibilità (a caccia dell'ennesimo «prestige») non interessa tanto salvare il mondo (qualcuno, tanto, lo farà per lui) quanto piegare il cinema alla sua ossessione (e viceversa), interrogandosi, ancora una volta, sul peso del tempo. E sul suo inganno, sulla sua natura, sul suo corpo molle, sulla sua misura, sulla sua, pur sacra, vulnerabilità. Spettacolare, contorto (sino al giramento di testa) e coinvolgente, l'ultimo, attesissimo, film del regista di «Dunkirk» è un blockbuster d'autore che non dà tregua (pochissimi come Nolan riescono a dare credibilità alla riflessione alta e altissima senza per questo tradire le regole dell'intrattenimento, nel suo caso sempre di livello siderale), un raffinato meccanismo di vasi (e dimensioni temporali) comunicanti dove un incipit a mille all'ora ti fa persino dimenticare che dovrai indossare la mascherina tutto il tempo. Poco male perché ci si diverte davvero, anche se l'intreccio si complica a tal punto da seguire alla lettera il consiglio che danno al protagonista: «Non cercare di capire». Lui, la spia che ci amava, cerca di sventare il piano distruttivo di un oligarca russo che ha per le mani una scoperta clamorosa: un modo per invertire il corso naturale del tempo... Il quadrato magico del Sator, l'entropia (che forse è il metro del disordine), chi sa troppo e chi (il protagonista per buona parte del film, lo spettatore anche dopo che si accendono le luci) troppo poco: elevata la spy story a concetto filosofico, Nolan gioca col Bond movie (quel mix di cotè internazionale - il film visita 7 Paesi diversi tra cui l'Italia -, azione e ironia), inseguendo però, tra gli azzurri ghiaccio della fotografia e una traccia sonora tesissima e stridente, approdi più fondi. Nel palindromo infernale dell'ennesimo rebus la freccia del tempo punta all'indietro: tecnicamente esaltante, forte di un cast molto ben assemblato (efficace il protagonista John David Washington, lanciatissimo figlio di Denzel, mai così in parte Robert Pattinson e interessante Elizabeth Debicki, vista in «Widows»), «Tenet», seppure non sempre inedito come vorrebbe (l'incontro con se stesso...), è un film audace, anche se, a conti fatti, meno suggestivo di «Inception». Ma se tutti sulla carta diciamo di essere pronti a entrare nell'edificio in fiamme, quando il fuoco rischia davvero di bruciarci, sono solo quelli come Nolan a farsi largo nel fumo.

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Civiltà perduta: l'El Dorado di James Gray, esploratore ai confini del mondo

Era un uomo <con la mente aperta a qualsiasi eventualità>: eroico visionario, amico dei cannibali e degli uomini liberi, figlio di un padre il cui (non tanto buon) nome desiderava riscattare e padre di figli che a ogni ritorno stentavano a riconoscerlo, soldato di sua maestà dalla mira infallibile, esploratore di un mondo oltre i confini del mondo, di quell'universo misterioso e segreto che resta fuori dalle mappe, dalle cartine, persino dalla logica. Perché, in fondo, se non vai oltre a ciò che puoi afferrare che vivi a fare?

Se lo sarà chiesto un milione di volte – o forse una sola – Percy Fawcett, leggendario protagonista del secolo scorso, alle cui spedizioni senza precedenti (che dopo avere riscritto la geografia rischiarono di riscrivere anche la storia) un regista sensibile come James Gray ha dedicato <Civiltà perduta>, filmone virile e avventuroso sin troppo vecchio stile (alla David Lean, a tratti, ma senza la sua profondità di campo), eppure pervaso, scosso, dalla febbre dell'ossessione, con un certo fascino in quel suo sfinito perdersi, nel senso della scoperta, nell'arrivare lì dove nessuno prima di allora è mai stato.

Fawcett divenne famoso nei primi anni del '900 per le sue epiche spedizioni tra Brasile e Bolivia, in particolare per avere raccolto tracce dell'esistenza di un'antichissima popolazione progredita. Custode di una città che l'esploratore, non smettendo mai di cercarla, ribattezzò Z: un altro nome, forse, per dare un volto al mito di El Dorado...

Tra echi di <Fitzcarraldo> e <Aguirre> (ma anche di <Apocalypse now>), Gray risale il rio Don Diego (il film è stato girato in Colombia) per fare della sfida per la gloria anche l'affermazione, rivoluzionaria per l'epoca, dell'uguaglianza tra gli uomini tutti (e tra uomini e donne...), tradendo, in un invito alla comprensione degli altri che va al di là della lezioncina sul <buon selvaggio> come dell'arroganza di chi pensa di essere l'unico depositario della civiltà, una vocazione attuale e politica. E' il segno non superficiale di una pellicola che, per essersi messa in viaggio alla ricerca del significato dell'ignoto e del grandioso, avrebbe dovuto essere onestamente più fonda e avvincente, ma in cui si respira, con polmoni liberi da preconcetti, la nostalgia di un mondo ancora tutto da capire, da decifrare, molto prima di trip advisor e del navigatore satellitare...

Regista prettamente metropolitano che ultimamente ha allargato, con esiti disuguali, i suoi orizzonti (anche cinematografici), Gray dà una bella opportunità di mettersi in mostra a Charlie Hunnam, eletto a protagonista dopo il <no, grazie> di Brad Pitt (che ha prodotto però il film) e l'abbandono del progetto da parte di Benedict Cumberbatch, confermando anche la crescita (già certificata all'ultimo Festival di Cannes) di Robert Pattinson. Portando infine nella giungla, quasi come un talismano, anche un ex ragazzo del Pablo: il nostro Franco Nero.

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Cannes 70: il pagellone

Ecco, a freddo, il nostro pagellone della settantesima edizione del Festival di Cannes, che si è appena concluso. Film, divi e di tutto un po': promossi e bocciati della Croisette 2017.

NICOLE KIDMAN    9

Già data per morta più di una volta risorge in Costa Azzurra più bella e bionda che mai: diva assoluta della rassegna, "sbotulinizzata" e fresca come una rosa, è presente in 4 film e in tutti fa sempre un'ottima figura. Alla fine, le devono inventare un premio apposta per ringraziarla in qualche modo.

GLI ITALIANI          7

Decisamente meglio del previsto: fuori dal concorso, raccolgono premi con A ciambra e Fortunata e ulteriori consensi con Sicilian ghost story, Cuori puri e L'intrusa. L'unica delusione arriva da Dopo la guerra.

IL PALMARES         7-

Non male, ma si poteva fare pure meglio: The square è un davvero buon film, concepito con uno sguardo originale (anche se dello stesso autore preferiamo Forza maggiore), ma forse Loveless avrebbe meritato qualcosa di più. E il film di Loznitsa una citazione.

LE DONNE REGISTE 7,5

Se ne è parlato tanto: poche donne registe, poche donne al potere nel cinema. Le quote rose si fanno largo anche qui. E in un'edizione venata di femminismo, la Coppola , la Ramsay e la Kawase, l'altra metà del cielo in gara,  hanno fatto vedere cose buone se non ottime.

JOAQUIN PHOENIX 8

Col martello in mano nel sorprendente You were never really here è subito cult. Poi quando non si accorge che hanno premiato lui (sì, proprio te Joaquin) e resta un minuto seduto tra il sorpreso e l'esterrefatto è addirittura apoteosi.

MARINE VACTH 7,5

Un collega dice che d'accordo essere belle, ma che lei è oltre: sì insomma, non ci sarebbe gara. Effettivamente, nell'ultimo Ozon, nuda più che può, è folgorante e sexy in modo esagerato. Peccato che il film funzioni fino a lì.

IL CASO NETFLIX 5

La polemica aveva già stancato prima di cominciare: mettono due film del colosso Web in concorso, poi si pentono, poi ancora dicono che non li premieranno. Molto rumore per nulla: di Okja si poteva farne a meno, The Meyerowitz stories è buono ma già visto.

DIANE KRUGER 7,5

Al primo film tedesco (lei che, tedesca di nascita, in Germania non aveva mai girato) è subito Palma. La sua lady vendetta nel film di Akin è sofferta e struccata a sufficienza per rappresentare la prova della maturità.

I FRATELLI SAFDIE 5,5

Promossi come i nuovi geni del cinema indipendente americano, in realtà non è che combinino moltissimo con Good time: grande inizio e ottimo finale. Ma in mezzo?

L'AMBIENTE 5

Già l'ansia per gli attentati e gli allarmi bomba non metteva di buon umore: che poi ogni film, nessuno escluso, venisse accolto con una grossa dose di insofferenza difficilmente poteva aiutare. Va beh, almeno non è piovuto quasi mai.

120 BATTITI AL MINUTO 7+

Era il preferito dai francesi ed effettivamente è uno dei film più emozionanti del concorso: dedicata all'esperienza di Act Up, movimento di sensibilizzazione sull'Aids nei primi anni '90, ha le caratteristiche per diventra un film manifesto.

RODIN 5-

Già dalla prima inquadratura sembra uno sceneggiato di mamma Rai in prime time, poi andando avanti non migliora di molto: memorabile solo il barbone di Vincent Lindon. Lo stesso che viene agli spettatori dopo dueore interminabili di film.

LA PREVALENZA DEL GORILLA 8,5

La performance dell'attore che si finge gorilla nella cena di gala in The Square, è uno dei momenti più forti dell'intero Festival. Nello stesso film poi c'è chi lo scimmione se lo tiene in casa, invece del cane o del gatto: Ferreri sorride da lassù.

IL TE' DI POLANSKI 7,5

In D'après une histoire vraie, non eccelso thriller sul doppio di Polanki, si beve però il Mariage Frères, tè parigino noto ormai in tutto il mondo: ottima scelta. Quasi quanto il rossetto da batticuore di Eva Green.

I FANTASMI 5

Bene quelli siciliani, ma i fantasmi (della coscienza, del rimorso o della psiche) francesi, anche no: non convince la moglie che riappare dopo anni di Desplechin, ma neanche i doppi fasulli di Ozon e di Polanski.

ANDREY ZVYAGINTSEV 8

Non aiutato dal cognome impronunciabile, il regista russo però si conferma tra i grandi del panorama mondiale: dopo Leviathan, un'altra impietosa fotografia della Russia ( e della famiglia) moderna con Loveless.

IL 70° ANNIVERSARIO 4,5

Per il 60° avevano addirittura eretto una sala nuova, per il 70° si limitano a una rimpatriata tra vecchi amici. Poteva essere l'occasione per una grande festa, ma l'aria, già in partenza,  era piuttosto depressa.

JASMINE TRINCA 8

E' la cosa più bella di Fortunata di Sergio Castellitto: bravissima con le zeppe, la ricrescita nera sui capelli biondi, il trucco forte, nella parte di una novella Antigone sola contro il mondo convince tutti. Anche la giuria.

GLI ORIENTALI 5,5

Ritornati in forze in concorso (erano tre) non raccolgono nulla, se non qualche apprezzamento qua e là. Finezza e tecnica ci sono: ma manca il colpo del ko.

ROBERT PATTINSON 7

Lo hanno detto tutti, all'unisono: finalmente una prova convincente dell'ex vampiro idolatrato dalle teenagers. Se Kristen Stewart si era già affrancata dalla saga che li ha resi famosi, lui mostra il meglio di sè nel ruolo dle criminale da strapazzo di Good times.

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Gli 84 di James Dean e quel sondaggio di 60 anni fa

Non so voi, ma io James Dean a 84 anni non me lo riesco  a immaginare. Sarà che gli eroi muoiono tutti giovani e belli: e i miti pure. Ma Jimmy D con le rughe proprio non ci sta: sarebbe come se la Coca Cola facesse la lattina blu e non più rossa. Sì insomma, non esiste. Domenica, l'8 febbraio, era il compleanno del leggendario attore di Gioventù bruciata: avrebbe per l'appunto compiuto 84 anni. Che non è poi un gran anniversario, non è nemmeno cifra tonda: se non fosse che l'hanno ricordato in tanti. E un motivo c'è: al Festival di Berlino è infatti passato Life, il film in cui il regista de La spia, Anton Corbijn, racconta l'amicizia del fotografo della rivista Life Dennis Stock (interpretato da Robert Pattinson) con l'astro nascente James Dean, nei cui panni si cala il giovane Dane DeHaan, l'Harry Osborn di Spider Man. Ora, fin qui tutto bene: ma sempre domenica - proprio domenica, il giorno del compleanno di James Dean - è successa una cosa strana. Guardando vecchi giornali alla ricerca di articoli e foto della nevicata del '56 (descritta come "memorabile") mi sono imbattuto nel pezzo che ho fotografato sopra. E' il resoconto di un sondaggio tra i lettori della Gazzetta di Parma di 60 anni fa (per l'esattezza, 59) per decidere il miglior film del '55: vinse (davanti a Casco d'oro) La valle dell'Eden, il primo, bellissimo, film dello sfortunato ma strepitoso divo americano. A dominare la classifica del miglior attore fu lui naturalmente, forse anche sull'onda della commozione che colpì le platee di tutto il mondo per la sua prematura scomparsa, avvenuta pochi mesi prima. L'articolo è firmato da mio padre. Non so se prenderlo come un segno né se sorridere della coincidenza: ma a me sembrava una bella storia.

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I 20 film che non potete perdere nel 2015: prima parte

I film da non perdere nel 2015? Quelli che vanno visti perché lo meritano o perché molti se non tutti ne parleranno? Ne ho messi insieme 20; ma no, è inutile che cercate: "50 sfumature di grigio" non l'ho messo...
 Qui di seguito gli imperdibili dal numero 20 all'11°

20. L'ULTIMA LEGGENDA

Dopo Philomena Frears si interroga sul fenomeno Armstrong, il re nudo del Tour. Sul fantastico e dopatissimo ciclista hanno già girato un documentario molto bello: ma messo Ben Foster in sella, Frears costruisce un film inchiesta come se fosse un thriller che corre sull'asalto bagnato.

Esce: nel secondo semestre del 2015

19. A MOST VIOLENT YEAR

New York, 1981: in quello che è ricordato come l'anno più sanguinoso della Grande Mela, un immigrato e la sua famiglia cprovano a farsi largo in cerca di un posto al sole. Oscar Isaac col cappotto di cammello, Jessica Chastain, un regista cult come J.C. Chandor (quello di Margin call e All is lost): potenzialmente uno dei più bei crime della stagione.

Esce: negli Usa il 31 di questo mese, in Italia non ha ancora distribuzione

18. INTO THE WOODS

Che ci fanno Cenerentola, Cappuccetto Rosso, il lupo cattivo (che è Johnny Depp...) e Raperonzolo nella stessa fiaba? Cercano di non fare arrabbiare la strega cattiva, una meravigliosa Meryl Streep. Da un musical di Broadway, una fiaba per tutti: Marshall è un po' un pacco ma con questo cast è difficile sbagliare.

Esce: il 2 Aprile

17. TOMORROWLAND

Un luogo segreto che esiste solo nella memoria collettiva, una ragazzina curiosa, George Clooney scienziato rinnegato: e un trailer che hanno già visto 7 milioni di persone... Il nuovo film della Disney (diretto dal regista de Gli incredibili e Ratatouille) ci porta in un posto migliore.

Esce: il 21 Maggio

16. FOXCATCHER

In un'America oscura senza padri né eroi, un dramma "fisico" di sopraffazione psicologica: la storia (vera) del rapporto di fascinazione tra due campioni olimpici di lotta e uno stravagante e paranoico milionario. Regia (di Bennett Miller, quello de L'arte di vincere) calibratissimi, attori fantastici: Carrell va dritto alla nomination.

Esce: il 29 Gennaio

15. AMERICAN SNIPER

La storia vera del "diavolo", il più letale cecchino dell'eesrcito americano: costretto a sostituirsi a Dio per decidere chi deve vivere e chi morire...Il film che non ha voluto fare Spielberg nelle mani del gigante Eastwood: che chiama Bradley Cooper a spingere il grilletto.

Esce: il 1° Gennaio

14. THE IMITATION GAME

L'incredibile storia del geniale matematico che decifrò il codice Enigma e aiutò gli alleati a vincere la guerra: ma venne perseguitato perché omosessuale. Non prima però di avere dato l'indispensabile avvio all'invenzione di un aggeggio chioamato computer...  Cinema classico, ma bello potente: il film che consacra Benedict Cumberbatch.

Esce: il 1° Gennaio

13. LIFE

Storia dell'amicizia tra il fotografo  di Life che gli scattò alcuni celebri ritratti e il mito James Dean. L'ex vampiro Robert Pattinson è il fotografo, il giovane Done DeHaan uno smarrito Jimmy D: dirige il regista de La spia (che a sua volta è anche un grande fotografo) mentre la Mastronardi fa Pier Angeli, il grande amore del divo di Gioventù bruciata.

Esce: nella seconda metà del 2015

12. MACBETH

Ancora? Va beh sì di Macbeth ne abbiamo visti mille: ma uno con Michael Fassbender e Marion Cotillard - due veri giganti del terzo millennio - ancora no. Forte curiosità, anche se regista e sceneggiatori non hanno grandissime referenze.

Esce: a Natale 2015

11. CAROL

Un film di Todd Haynes (specie se a 8 anni dall'ultimo lavoro) nella classica dei più attesi ci va sempre: se poi qui la storia è presa da un romanzo di Patricia Highsmith e racconta di una giovane commessa che si innamora di una donna più anziana negli anni '50 il gioco è fatto... Anche perché le due in questione sono Rooney Mara e Cate Blanchett.

Esce: nella seconda metà del 2015


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