Asteroid City, la quarantena di Wes Anderson

Fa il pieno di stelle e dal cielo chiama in soccorso persino gli alieni Wes Anderson a cui la depressione da pandemia ha ispirato un'originale quarantena ante-litteram: laggiù a «Asteroid City», nel più classico dei non luoghi, a metà strada tra la fantasia e il teatro, il cinema e il libro illustrato, dove, negli anni '50, un variegato gruppo di persone si ritrova bloccato per giorni a causa del rapido passaggio di un innocuo extraterrestre... Simile e solidale con alcuni dei suoi personaggi che si sentono, come lui, fuori dal mondo, l'imprevedibile regista americano, nel suo ultimo film gioca con i vari strati della finzione e della rappresentazione non rinunciando ai suoi stilemi: dalla cura figurativa (e dalla reinvenzione di un universo coloratissimo e cartonato) alla narrazione a vasi comunicanti, dal racconto corale a un'ironia buffa, tenera. Pur bellissimo «da vedere», però il film (nel film nel film), colto e divertente, è a tratti un po' noioso e conferma a tratti (ma i suoi fedelissimi non saranno d’accordo) una certa stanchezza in una delle voci più rare del cinema internazionale. Che comunque, complice anche un parterre impressionante di divi (da Tom Hanks a Scarlett Johansson), impone anche stavolta il suo tocco e non rinuncia al piacere, sottile, dell'invenzione.