2023, Festival, Recensione Filiberto Molossi 2023, Festival, Recensione Filiberto Molossi

Adagio: balordi, reduci e fantasmi. La Roma criminale di Sollima

Si regge da solo sulle gambe e tiene botta ma non fa quel passetto in più. «Adagio» dell'italiano Stefano Sollima che chiude la trilogia (iniziata con «Acab» e proseguita soprattutto con «Suburra») di Roma criminale, girando un film di reduci dove tira un po' un'aria da ultima partita, di tempi supplementari.

In una capitale-babilonia rovente, divorata dalle fiamme e dal caos, madre e matrigna sempre sull'orlo della fine del mondo, un film notturno e maledetto che segue le orme incerte di Manuel, un sedicenne ricattato da tre carabinieri corrotti: vittima sacrificale di un gioco più grande di lui, il ragazzo per salvarsi proverà a rivolgersi a due ex malavitosi, amici dell'anziano padre che ormai (ma è davvero così?) perde colpi...

Thriller sudato pieno di fantasmi e di balordi all'ultimo stadio, comparse a mano armata di una Roma, incancrenita e venduta, colta in un black out morale, «Adagio» ci mette un po' a carburare, ma poi, sulle note dei Subsonica, va in cerca (con Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea, Francesco Di Leva e un irriconoscibile Pierfrancesco Favino) di una redenzione impossibile, inseguendo tra sparatorie in stazione (bella e concitata la sequenza della resa dei conti) e cul de sac un altro giro in giostra.

Come spesso in Sollima i personaggi (antieroi declinanti sul viale del tramonto) sono più interessanti della storia e di una dimensione narrativa ma anche estetica un po' stravista: ma mentre Roma brucia c'è ancora tempo per vivere e morire.

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2020, Recensione Filiberto Molossi 2020, Recensione Filiberto Molossi

Gli infedeli: i nuovi mostri non mordono

Uomini al di sotto di ogni sospetto, donne sull'orlo di una crisi di nervi: e un cinema di mostri e nuovi mostri (che ne generano altri e altri ancora senza soluzione di continuità) dove a un abbozzo di risata triste resta impigliata - come l'imbarazzo degli spinaci tra i denti - un che di cattiveria, il fiele, vanaglorioso, del veleno. Il toscano Mordini, alla prima commedia (terreno minato dopo gli alti e bassi di «Acciaio», «Pericle il nero» e «Il testimone invisibile») gira il remake (riveduto e corretto) di un brutto film francese con Dujardin (i cui diritti sono stati acquistati da Scamarcio) cercando però di allontanarsi dal maschile vs femminile alla Brizzi e dai manuali d'amore alla Veronesi, guardando più ambiziosamente al cinema di costume di una volta, sempre a episodi, ma molto anni Sessanta e un po' pure Settanta, carognetta e assai poco moralista. Ma divertente, a differenza di questo «Gli infedeli» che sì rifugge la gag facilona dell'originale transalpino, ma mica inventa nulla di nuovo né, nell'evitare l'ordinarietà della battuta pronta del prodotto medio, costruisce un'alternativa più narrativamente e sintatticamente elaborata o suggestiva. Dal marito che confessa il tradimento e cerca di salvare capra e cavoli con una tisana a quello che, a forza di corna, fa uscire pazza (e non solo per modo di dire) la moglie: bugiardi, ossessionati, anonimi nelle loro piccolezze, autoassolutori e narcisisti, gli uomini di Mordini sono innamorati, anche quando più miserabili e patetici, solo di se stessi. Lo spaccato è senza sconti e lascia un retrogusto amaro, un disagio algido, come una barzelletta raccontata male di cui non ci si ricorda più il finale. Si ride poco e per qualcuno è pure un bene: perché la vita è così, prevale lo squallore, il grottesco. Ma il film, che gioca sulle debolezze (proprie e altrui) cercando di scartare lo stereotipo, rinnegando consapevolmente le sue stesse origini e la propria «identità di genere», manca, nonostante l'impegno degli attori (su tutti Scamarcio e Mastandrea), di vero mordente, di creatività, di una perfidia che non lo sintonizzi solo con un presente uguale a ieri e a sempre, ma ne faccia l'emblema di paranoie ben riposte, di livori, manie e prepotenze mai davvero disinnescate.

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Euforia: la Golino e il pezzo mancante del puzzle

Dopo l'esordio, convincente, con <Miele>, ancora un film sulla morte, che però è un film sulla vita: ha una complicità naturale, un'empatia senza artifici, la pazienza e la curiosità di chi nel puzzle lascia sempre un pezzo indietro, <Euforia>, il secondo film da regista di Valeria Golino. Che ha qualcosa di Ozpetek, ma anche una sensibilità propria fatta di vigliaccherie di tutti i giorni, di rinunce, di conti lasciati troppo tempo in sospeso. Un film che la Golino perde e ritrova, e a cui si abbandona con coraggio attraverso una scioltezza narrativa che esalta - complice anche la brillante e non scontata alchimia che si crea tra Scamarcio e Mastandrea - il rapporto tra i due protagonisti: Matteo, un uomo di successo, dinamico omosessuale col culto del corpo, e suo fratello Ettore, professore alla medie, insoddisfatto, incupito. E soprattutto ignaro che sta per morire. Anche perché Matteo non ha avuto il coraggio di dirgli la verità… C'è, in <Euforia>, la fragilità dell'essere famiglia, la voglia, il desiderio di (ri)scoprirsi: e un bel modo di raccontare, di sussurrare gli inciampi, le stanchezze, i risentimenti. Forma e sostanza di parole smozzicate dietro al finestrino di un treno in partenza, quando forse è già troppo tardi per tutto.

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Il cinema che verrà: ecco i voti ai listini. Chi è la regina del mercato?

Prima della notte (rosa), a Riccione svelato il cinema che verrà: presentati i listini,  le case di distribuzione a Cinè hanno tolto il sipario ai film del prossimo semestre e oltre. Ma chi è la regina del mercato? Chi - in termini di qualità (per gli incassi rivolgersi a Nostradamus...) - almeno in teoria ha in mano le carte migliori? A freddo, abbiamo passato in rassegna 20 case di distribuzione, tra film - sulla carta - da non perdere e da evitare: ecco i nostri voti.

01

Grandi autori, italiani super ed esordienti di lusso: poi, come sempre, di tutto un po'. Cartellone tosto: da Spielberg (con Tom Hanks giornalista) al nuovo di Clooney in stile Coen, passando per la bellissima favola di Todd Haynes. Molte aspettative dai nuovi di Garrone su er Canaro e di Martone. I Taviani rileggono Fenoglio, Virzì fa l'americano e va a Venezia. Jackal e Manetti anche no, si punta su Valerian (mah...) per fare cassa: ma la scommessa è il debutto alla regia di Mastandrea.

Da non perdere: Dogman

Da evitare: Brutti e cattivi

Il successo del primo semestre: Mister felicità (10.178715 euro)

VOTO: 7,5

 

ACADEMY TW0

Nel segno della qualità, come sempre. Da Cannes hanno pescato bene: bellissimo Loveless, una grande scoperta (anche sea livello commerciale non è una passeggiata) A Ciambra. Ozon non mi ha convinto, ma è comunque un titolo intrigante.

Da non perdere: Loveless

Da evitare: The party

VOTO: 7-

 

ADLER

Listino trasversale, che sembra stare insieme un po' a fatica: ma The mercy con Colin Firth navigatore in solitaria può funzionare, così come Muse, il nuovo horror di atmosfera di Balaguerò. Si punta forte sull'animazione: prima con Monster family, poi con Zanna bianca.

Da non perdere: The mercy

Da evitare: The midnight man

Il successo del primo semestre: The circle (2.059.118)

VOTO: 6+

 

BIM

Standard sempre elevato per chi ha incassi da Europa League ma spesso mette a segno colpi da Champions. The silent man e Kings (fatelo uscire lontano da Detroit)  promettono molto bene, così come incuriosisce Il senso di una fine. Il commovente Breathe potrebbe incassare, ma non mi viene voglia di vederlo, Children act sembra un po' a tesi, Una famiglia è un rischio. La Kruger del vendicativo In the fade vale il prezzo del biglietto. Ma l'asso nella manica potrebbe essere The old man and the gun con Redford e Casey Affleck.

Da non perdere: The silent man

Da evitare: Appuntamento al parco

Il successo del primo semestre: Il medico di campagna (937.537)

VOTO: 7+

 

CINEMA

I titoli di Cannes - Il mio Godard, Happy end e L'intrusa - non spaccano: la perla piuttosto è The big sick di cui in Usa tutti parlano bene. Fiding your feet ha un target da terza età (così come Il palazzo del vicerè), La ragazza del punk innamorato (ancora da Cannes) mira invece ai giovani. Si parla bene della Denis e Lelio (con Disobedience) sembra una certezza. On Chesil beach potrebbe essere la sorpresa positiva.

Da non perdere: The big sick

Da evitare: Racine

Il successo del primo semestre: Paterson (834.825)

VOTO: 6/7

 

EAGLE

Listino tendente al minestrone ma con alcuni ingredienti ottimi: Detroit, ad esempio, sembra fortissimo e Paddington 2 può ripetere le fortune del primo. Il resto fa molto cinema di genere, ma Come ti ammazzo il bodyguard potrebbe essere divertente.

Da non perdere: Detroit

Da evitare: Open water 3

Il successo del primo semestre: Lion (4.120.941)

VOTO: 6,5

 

LUCKY RED

Festeggiano 30 anni e lo fanno in grande stile: a partire da Borg McEnroe, che sull'onda di Rush non vedIamo l'ora di vederlo. Poi ci sono Dolan, Woody Allen e un Soderbergh action comedy per Natale. Di Una donna fantastica si dice benissimo e A prayer before dawn sembra fisico e cattivo. Nascosto, un po' come se si fossero pentiti ad averlo acquistato, The killing of a sacred deer: ma buono assai anche quello. Per i nostalgici infine, Mazinga Z.

Da non perdere: La mia vita con John F. Donovan

Da evitare: Maria by Callas

Il successo del primo semestre: Una famiglia all'improvviso (6.373.827)

VOTO: 8

 

MEDUSA

Listino Made in Italy come recita il titolo del film che sta girando Ligabue: in attesa del messia Zalone, salvatore degli incassi, si cerca di far ridere a ogni costo. Salemme, Vanzina, Neri Parenti etc etc: mah... Incuriosisce Genovese, che in line up di film ne ha ben due, mentre Servillo ispettore ne La ragazza della nebbia sulle prime non trascina.

Da non perdere: Made in Italy

Da evitare: Vengo anch'io

Il successo del primo semestre: L'ora legale (10.344.473)

VOTO: 5

 

NOTORIOUS

Scelte piuttosto commerciali: anche se l'ennesimo film su Pablo Escobar (con Bardem e la Cruz, fuori concorso a Venezia) sembra un buon asso. Per il resto occorre aspettare fine novembre per L'uomo che inventò il Natale. Il contagio è la scommessa (non facile da vincere), La fratellanza un prison con qualche ambizione.

Da non perdere: Pablo Escobar

Da evitare: Nonno questa volta è guerra!

Il successo del primo semestre: Sleepless (831.771)

VOTO: 5/6

 

TEODORA

Pochi ma buoni: da Cannes si sono portati via il palmares con The Square e 120 battiti al minuto. Ma si è parlato bene anche de L'atelier. Sul resto occhi puntati a Lean on Pete, dell'Andrew Haigh di 45 anni, in gara a Venezia.

Da non perdere: The Square

Da evitare:  Bye bye Germany

Il successo del primo semestre: Adorabile nemica (302.220)

VOTO:  7

 

WALT DISNEY

Se non sono blockbuster non li vogliono: Cars 3 e Coco sono le punte dell'animazione, poi si prosegue col nuovo Thor e si cerca di conquistare il Natale con Star Wars, chiamato a riscattare i musi lunghi dei fan dopo il primo episodio dell'ultima trilogia. Tra effetti e fascinazioni afro, a febbraio invece ecco Black panther. Pezzi da 90: che si spera non si rivelino colossi dai piedi d'argilla.

Da non perdere: Star Wars: Gli ultimi Jedi

Da evitare: Thor: Ragnarok

Il successo del primo semestre: La bella e la bestia (20.462.733)

VOTO: 6,5

 

20TH CENTURY FOX

Hanno portato la banda: e non senza ragione. I 12 minuti mostrati in anteprima di Downsizing, con Matt Damon formato mignon, hanno acceso una curiosità enorme, e Tre cartelli fuori Ebbing, Missouri ha una Mcdormand da nomination: entrambi saranno a Venezia. In attesa di chiudere la trilogia del Pianeta delle scimmie arruolano schiere di stravaganti supereroi: i new mutants di X-men, il sequel di Deadpool, persino Capitan Mutanda. Fortissimi The great showman e La battaglia dei sessi (ancora tennis), meno forse il survivor Il domani tra di noi e Gifted. Ma chi direbbe no a un Natale a bordo dell'Orient express?

Da non perdere: Downsizing

Da evitare: Fottute!

Il successo del primo semestre: Baby Boss (6.774.713)

VOTO: 8+

 

UNIVERSAL

Atomica bionda non è la partenza cool che ci aspettavamo: ma l'autunno sarà caldo con titoli come Barry Seal, L'inganno e L'uomo di neve. Victoria e Abdul può diventare un nuovo A spasso con Daisy ma la macchia (targata Filmauro) di un film di Natale non originale ma rimpasto di montaggio di tutte le Vacanze già viste ha fatto della Universal il bersaglio di molti: si consolerà coi soldi che incasserà il solito 50 sfmature e magari con l'interpretazione monstre di Oldman/Churchill. L'asso nella manica però è il segretissimo progetto di Paolo Sorrentino su Berlusconi: lo vedremo a Cannes?

Da non perdere: Loro

Da evitare: Super vacanze di Natale

Il successo del primo semestre: Cinquanta sfumature di nero (14.865.580)

VOTO: 7

 

VIDEA

Soldini con la Golino cieca e innamorata è a Venezia ma fuori concorso, mentre The wife ha forse qualcosa di troppo simile a Big eyes. E chi ha visto L'uomo dal cuore di ferro non ne parla troppo bene. Nemmeno l'animazione - il napoletano Gatta Cenerentola e Leo Da Vinci - impressiona: ma il von Trier di The house that Jack built è merce pregiata.

Da non perdere: The house that Jack built

Da evitare: Leo da Vinci

Il successo del primo semestre: Ballerina (4.297.552)

VOTO: 6

 

WARNER BROS

Due titoli da capogiro come il sequel di Blade runner e Dunkirk, ma anche Baby driver è un ottimo prodotto e potrebbe sfondare. It per chi vuole avere paura, Justice League per un all star di super eroi. Poi molte cose per fare cassa: dal solito teen strappalacrime Noi siamo tutto, ai ritorni della Lego e di Poveri ma ricchi. Il nuovo Jumanji sembra divertente, gli italiani altalenanti.

Da non perdere: Blade runner 2049

Da evitare: Emoji

Il successo del primo semestre: Collateral beauty (9.454.852)

VOTO: 7+

 

VISION

La neonata casa di distribuzione non scalda immediatamente i cuori: Monolith, Il premio e Nove lune e mezza non ci fanno urlare di gioia. Ma Sono tornato con Mussolini ai tempi nostri potrebbe rivelarsi un vero film-caso.

Da non perdere: Sono tornato

Da evitare: Nove lune e mezza

VOTO: 5,5

 

TUCKER

Pochissime cose, ma scelte con cura: il film di Comodin arriva adesso in sala (non proprio il periodo migliore), Easy ad agosto: ma quello su cui puntare è The net, ilfilm bello e esemplare di Kim Ki-duk che portano nei cinema un anno dopo la prima veneziana.

Da non perdere: The net

VOTO: 6

 

KOCH

Moccia, animazione, un film fast ma chissà se anche furious. E Noomi Rapace che fa - da sola -  sette sorelle. Dobbiamo essere inceri? Non ci avete convinto.

Da non perdere: Monday

Da evitare: Jukai - la foresta dei suicidi

Il successo del primo semestre: The bye bye man (612.128)

VOTO: 5

 

OFFICINE UBU

Un paio di dramedy sulla carta interssanti come Quel che ci unisce e L'amore irreversibile: Un marito in due e Sergio e Sergej, per il 2018, invece potrebbero essere da prendere con le molle. Dubbi ciraneschi anche per Un profilo per due, che esce il 31 agosto.

Da non perdere: L'amore irreversibile

Da evitare: Un marito in due

Il successo del primo semestre: Un re allo sbando (203.773)

VOTO: 6-

 

I WONDER

Puntano moltissimo su Due sotto il burqa, ma l'uscita natalizia non è detto che aiuti. Per le famiglie c'è La principessa e l'aquila, mentre Dopo la guerra era l'italiano più debole di Cannes. A parte i doc evento, c'è poi la farsa politica Death of Stalin. Manca l'asso: e qualche carta vestita.

Da non perdere: Faithfull

Da evitare: Dopo la guerra

Il successo del primo semestre: Le stagioni di Louise (48.028)

VOTO: 5

 

 

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Fai bei sogni: Bellocchio, Belfagor e il ballo della vita, eterno salto nel vuoto

C'è l'odore di case troppo uguali e troppo vuote in <Fai bei sogni>, un'assenza (<più acuta presenza>...) che è compagna invisibile di giochi e di vita, ombra intangibile eppure maledettamente reale, ossessiva, condizionante: come un personaggio immaginario, come un Belfagor a cui chiedere aiuto per scacciare altri spettri, altri traumi e fantasmi. Là dove - nel dolore indicibile e non detto - il <se> è il marchio dei falliti e per andare avanti bisogna aggrapparsi ai <nonostante>. E la vita è pur sempre la vita: un eterno salto nel vuoto.

E' un film toccante quello con cui Marco Bellocchio ha tradotto per immagini il romanzo autobiografico e amatissimo (uno dei più grandi sucessi editoriali degli ultimi anni) di Massimo Gramellini (lo stesso che ci dà il <Buongiorno> su <La stampa>); una storia – quella di un bambino che perde la madre quando ha appena 9 anni e scopre solo da adulto come è morta – in cui il regista piacentino trova, nonostante il suo mondo (anche poetico) e quello di Gramellini siano apparentemente distanti, tracce nitide e appigli chiari di alcuni dei temi cardine del suo cinema <ribelle>: la morte come recita borghese, ad esempio, ma anche l'ipocrisia delle dinamiche familiari e la negazione sistematica della verità, che è invece è la chiave (e la ragione ultima) della rinascita.

Girato anche nei dintorni di Parma (a Monte delle Vigne, vicino a Ozzano, dove è stata ambientata la sequenza, bellissima, del ballo) e co-prodotto da un'azienda di casa nostra, la Pizzarotti, <Fai bei sogni> è la complessa ed emozionante elaborazione del lutto di un'Italia che cambia: Modugno, il Toro da scudetto, la Raffa a Canzonissima... Tra stratagemmi per arredare il vuoto e il campo minato dei ricordi: che basta una vecchia scatola di fiammiferi per accendere il rogo, per scatenare l'incendio. Richiamata costantemente, nelle varie fasi della vita del protagonista (interpretato da Valerio Mastandrea, che lavora di sottrazione, e si confronta con Berenice Bejo, che recita in italiano), la morte senza un perché della madre (che ritrova ovunque, in una finestra aperta, nel cadavere di una donna uccisa dalla follia della guerra dei Balcani come pure, inconsapevolmente, nel tuffo perfetto di Dibiasi), Bellocchio sparge sin troppi simboli nell'alternarsi continuo del passato e del presente affidandosi anche a una fotografia (dell'altrove più ispirato Ciprì) a tratti di matrice un po' televisiva e a uno stile che avremmo voluto più personale: ma il film sa emozionare, tocca corde segrete, porta il privato al pubblico, condivide un sentimento, lo spoglia e lo rende comune. Facendoci partecipe di una ricerca che è di uno e di tutti.

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