Doppio amore: il giallo dell’eros che manda in frantumi lo specchio dell’identita’
E' un film astratto e stratificato, un thriller ad alta tensione erotica sul tema del doppio, l'ultimo film di Francois Ozon. Elegante e paranoico, ma anche improbabile, <Doppio amore> si muove tra segreti, omissioni e rimozioni, in una (auto)analisi dove la sincerità (o la mancanza di essa) diventa l'arma del delitto nell'abisso (e nel giallo) dell'amore.
Chloé, una donna fragile (la bellissima Marine Vacth, lanciata da Ozon in <Giovane e bella>), si innamora del suo psicanalista. I suoi problemi sembrano risolti, ma andando a vivere con lui scopre ben presto che l'uomo le nasconde qualcosa...
Girato molto bene (quei primi piani rivelatori, quel modo di guardarsi negli occhi che è più di una promessa, lo split screen) e ambientato se possibile anche meglio (specie nelle sequenze del museo di arte contemporanea dove lavora Chloé), <Doppio amore> alterna però cose molte belle a terribili cadute, sconfinando, tra sorrisini diabolici e citazioni di <Alien>, nell'involontariamente ridicolo. Ozon gioca col genere, sale scale alla Hitchcock, guarda a <Inseparabili>, ma finisce con l'imitare un (brutto) film di De Palma: confermando quanto sia difficile mandare in frantumi - senza poi non doverne raccogliere i pezzi - lo specchio dell'identità.