I fratelli Sisters, la goffa tenerezza dei pistoleri antieroi
Non è il primo che ti aspetteresti di trovare nel vecchio West: lui che ha cantato le periferie (anche dell'anima) e i migranti, che è di casa nelle carceri ed è radicato nel presente. Eppure il francese Jacques Audiard (reduce dalla Palma d'oro per <Dheepan>) non si sottrae al duello: e con i suoi <Fratelli Sisters> porta a casa la pelle, oltre che il Leone d'argento dall'ultima Mostra di Venezia.
La maledizione della violenza (che ti perseguita come una malattia), il traumatico passaggio tra legge della frontiera e civilizzazione, l'utopia di una società diversa, più giusta: nelle praterie del big country Audiard cerca l'oro ma trova brandelli di umanità. Partito molto bene (bellissima la sparatoria iniziale al buio), il regista lavora in profondità sui personaggi, gente capace di uccidere un orso ma allo stesso tempo tentata dall'uso del dentifricio: ragazzoni cresciuti come i fratelli Sisters (Sorelle), bounty killer (John C. Reilly, sugli schermi anche come Ollio, e Joaquin Phoenix) che dormono col dito sul grilletto. E hanno una missione da compiere: mandare al creatore un chimico squattrinato che ha fatto una scoperta che potrebbe valere parecchio.
Una caccia all'uomo in cui Audiard mischia l'ironia alla polvere da sparo, mettendo in risalto la fragilità, la goffa tenerezza, dei suoi (anti)eroi. Uomini veri che non vedono l'ora di tornare dalla mamma.