La vita nascosta: il coraggio di dire no
C'è chi dice no. E lo butta lì, nella terra degli uomini, dove altri passando ci possano inciampare. Senza proclami, senza orazioni: un rifiuto scolpito nell'esempio. Che per i propri principi, le proprie convinzioni, se non lo sai a volte si può anche morire. C'è la necessità di non tradire mai nessuno, prima di tutto se stessi, nell'ultimo, bellissimo film, che Terrence Malick dedica al valore della disubbidienza, dipingendo - con il suo modo sinfonico di girare, in perenne e costante contatto con l’anima del mondo - il ritratto di un uomo che andò consapevolmente incontro alla morte per non dovere uccidere nessuno. Ritornato a una dimensione maggiormente narrativa, il regista di «The tree of life» guarda la miseria di un odio che vuole cancellare, il senso stesso della bellezza, abbracciando il martirio di un pacifico padre di famiglia che all’ira e allo stupore di un universo senza più compassione rispose: «Non posso fare quello che penso sia sbagliato». Storia vera, ma misconosciuta, di Franz Jagerstatter (August Diehl, già giovane Marx) , obiettore di coscienza e uomo di fede austriaco che nel ‘43 rifiutò la chiamata alle armi dei nazisti e, accusato di tradimento e messo al bando dai suoi stessi compaesani, preferì la ghigliottina al dovere giurare fedeltà a Hitler, «La vita nascosta-A hidden life» è una poetica riflessione sul libero arbitrio, una lezione di civiltà (quella morale, ma anche, in modo traslato, quella contadina) dalla valenza universale. Lo stile ellittico, i maestosi campi lunghi, il ruolo prevalente della Natura: Malick, che gira anche in Alto Adige (in posti meravigliosi), accarezza lo schermo con continui movimenti in entrata e in uscita, eccede sì in durata (troppe tre ore) ma fa del suo «non eroe» (determinato nelle sue convinzioni quanto una Giovanna D’Arco) un simbolo scomodo, una storia da non dimenticare. Perché forse ha ragione Bruno Ganz, qui già malato in una delle sue ultimissime interpretazioni, quando dice che «il mondo continuerà come sempre». Ma oggi è un seme, domani forse un raccolto.