Io e lei: storie di ordinaria omosessualità
Gli americani hanno fatto <I ragazzi stanno bene>, i francesi <La vita di Adele>: noi, <Io e lei>. Ci si potrebbe fermare anche qui. Anche se, in realtà, il tentativo di Maria Sole Tognazzi è interessante anche là dove non del tutto riuscito: raccontare la quotidianità di una coppia omosessuale (due donne sui 50, portati molto bene) tra materassi da scegliere, la patente da ridare, le passeggiate sulla spiaggia, le liti, i tradimenti, un gatto sul divano. La normalità dell'amore, che non ha genere, o segno, o facce: ma è sempre quello sai, tra casini, famiglie allargate e domestici incazzosi. Che se per un attimo perdi la bussola ti ritrovi imbottigliata nell'ingorgo dei sentimenti: come una <che le manca un pezzo>.
Al tempo delle polemiche per le unioni civili e di una confusione che più che sessuale è ideologica, la Tognazzi, dopo il successo di <Viaggio sola>, sdogana nel <cinema per tutti> un tema (per alcuni) ancora scomodo, allargando il più possibile, con il consenso, anche la platea: ma la caccia all'approvazione produce un film sì complice, ma rassicurante, perbenista, un po' troppo da salotto, con bisticci da Casa Vianello e alcuni momenti da brutto sceneggiato tv.
Più convincente quando leggero, divertente (Maria Sole sa strappare la risata e non solo quando omaggia <Il vizietto>, cavallo di battaglia di papà Ugo...), <Io e lei>, nel raccontare la crisi tra Marina e Federica (quest'ultima con un matrimonio e un figlio alle spalle e tanta paura del giudizio degli altri...), fatica a rendere credibile e appassionante il rapporto tra le due protagoniste, che, inevitabilmente, rimane, agli occhi dello spettatore, un po' freddo. Ma se lo stile è elementare e il copione non ha molto da dire, la curiosità spinge a seguire l'inedito confronto tra la Buy e la Ferilli, con la Sabrinona nazionale che ruba la scena all'amica.