Il GGG: con il gigante Spielberg la magia porta speranza
E' un signore che a 25 anni dirigeva <Duel> e quando non ne aveva ancora compiuti 30 <Lo squalo>. Un tizio che ha vinto due Oscar come miglior regista, uno che ha raccontato e fatto la Storia: e ha messo le ali anche alle biciclette. Uno che se dovesse spiegare cosa vuole fare adesso direbbe così: <Quello che faccio sempre: cercare una bella storia. Comincia tutto da lì>. Ama i sogni, ma anche le favole, Steven Spielberg che, sceso da <Il ponte delle spie>, ha girato con <Il GGG-Il grande gigante gentile> <una storia sull'abbracciare le differenze>.
Tenero incontro tra due diversi, un gigante buono (e vegetariano...) e un'orfanella, esclusi e rifiutati dalle rispettive <società>, lei sola e insonne nel mondo crudele degli uomini, lui, mosca bianca nella tribù dei mangiatori di bambini (tranquilli: non ci sono riferimenti politici...), il film è la trasposizione per lo schermo (ultimo lavoro della sceneggiatrice Melissa Mathison, recentemente scomparsa) di un classico (più nei Paesi anglosassoni che da noi a dire il vero) di Roald Dahl (lo stesso de <La fabbrica di cioccolato> e <James e la pesca gigante>), di cui coglie la magia rendendola tangibile.
Tutto giocato sulle dimensioni (grazie alla performance capture, Mark Rylance, premio Oscar per <Il ponte delle spie>, si trasforma in un cortese omone alto 7 metri) e sul lirismo di un <mostro> che non è tale, il film è però decisamente vietato ai maggiori di 12 anni anche se finirà per commuovere pure qualche adulto: il regista di <Salvate il soldato Ryan>, al primo film con la Disney, sa divertire (l'incontro del gigante con la regina di Inghilterra), ma non affila troppo le armi. Ribadendo però che la magia porta speranza: <E per me la speranza è tutto>.