L'uragano dei sentimenti: Ritratto di famiglia con tempesta
<Non troverai mai la felicità se non lasci andare qualcosa>.
E' un cinema dove gli alberi di mandarino hanno un senso anche se non fanno più fiori e frutti: forse perché danno da mangiare ai bruchi, che sanno ancora, almeno loro, come si diventa farfalle. E' un cinema così: che accarezza ogni singola, umana, debolezza, in cerca di una serenità che passa anche dal confronto con le proprie debolezze, smarriti come siamo in quell'uragano di sbagli, rimorsi e occasioni perdute che chiamiamo vita. Dove ci affanniamo a inseguire le illusioni del futuro o perdiamo tempo a rimpiangere il passato: incapaci, invece, di amare semplicemente il presente.
Sensibile narratore di rapporti familiari complessi che indaga sempre in punta di piedi, a matita, con la comprensione tenera di un narratore che non vuole farsi giudice, il 55enne giapponese Hirokazu Kore-eda (quello di <Father and son> e <Little sister>) offre con <Ritratto di famiglia con tempesta> un'altra grande dimostrazione di come un film possa parlare, tra un amore che abbiamo fatto scappare e legami che è necessario ricucire, al cuore delle (piccole) cose, là dove abitano i (grandi) sentimenti.
Compresso nello spazio di un weekend, ambientato per lo più in una cucina, un film colmo di saggezza e urbana poesia che segue le vicissitudini di uno scrittore in disarmo, inaffidabile giocatore d'azzardo senza speranza, che, indebitato sino al collo, ruba i risparmi dell'anziana madre e si mantiene facendo l'investigatore privato, tra pasticci e doppi giochi. Un moderno cialtrone (sarebbe stato un personaggio perfetto per Vittorio Gassman) che non riesce a pagare gli alimenti all'ex moglie e fatica a riconquistarsi la fiducia del figlio...
Complice la solita delicatezza, lo sguardo intimo e minimalista che lo contraddistingue, l'autore giapponese invita il suo cinema di ideogrammi – dove il segno, il movimento, l'inquadratura, contiene anche l'idea di ciò che rappresenta (un sentimento, uno stato d'animo, una sottile, o magari più spessa, malinconia) - a un'improvvisata riunione familiare dove la verità prende dolcemente il sopravvento. In una parabola esistenziale di cui la bella chiusura <happysad> è la prova più evidente di una nuova e più matura consapevolezza.